Tommaso e le (ambigue) donne
Se dovessi dirlo con le parole del mitico Stanis La Rochelle, stra-ordinario (nel senso di fuori dall’ordinario) attore de Gli occhi del cuore, dichiarerei che Tommaso è un prodotto “molto italiano”. Perché svolazza, da una parte all’altra, irrequieto, come se volesse fare il verso (per prendere e prendersi in giro) a qualche ramo della fiction d’Italia, senza poi capire bene perché e soprattutto in che modo.
Cerco di spiegarmi meglio: non che in verità, quello di ironizzare su certe produzioni un po’ “italiote”, appaia come uno degli intenti principali, ma è come se fosse una sorta di strascico un po’ fuori posto del quale non riesce a liberarsi in alcun modo. Questo film che ci racconta la tormentata esistenza di Tommaso, un attore che non sa cosa vuole dalla vita, che riesce a farsi lasciare da Chiara, che è in analisi da Mario – che pare junghiano, ma poi si scopre che manco è psicoterapeuta – che va alla ricerca di donne sempre diverse, ma che nel suo cervello sono sempre uguali, ha il suo più grosso difetto nella struttura e nella costruzione formale, nel posticcio accostamento tra realtà e sogno, come se ci fosse un costante bisogno di dover sottolineare molte delle scelte estetiche, esplicitandone così sempre un po’ troppo il senso. Se avesse narrato con meno strappi, con meno pretese insomma di voler slanciare il lato onirico e simbolico della vicenda, sarebbe potuto apparire come qualcosa di molto interessante. Perché alla fine Rossi Stuart tiene bene una parte giustamente arzilla, anche un po’ morettiana, e sa quando si può insistere nella caratterizzazione di certi tic e quando invece è meglio lasciar perdere. E nell’interazione che costruisce con le figure femminili c’è pure una leggera, ma giusta, dose di ambiguità: la madre, l’agente, le ragazze che incontra sono tutte confinate in una sorta di limbo dal quale non emerge mai niente di particolarmente interessante riguardo le loro vite. Ma questo non è assolutamente un difetto: è più l’aspetto fisico della vicenda e quello relativo agli atteggiamenti dei vari personaggi che infatti vuole essere messo in risalto. In questo senso l’idea è buona e permette uno strano e a tratti quasi intenso corpo a corpo con lo sguardo dello spettatore, che siamo sicuri faccia di tutto per provare a identificarsi con le varie dinamiche che gli eventi generano. Se ci riesce, il film, soprattutto in quelle parti, non potrà non risultargli gustoso. Se non ci riesce, invece, sono problemi, ma forse nemmeno così grossi. Il risultato? È da zero a zero. Ma alle volte, un punto è meglio di niente.
Tommaso [Italia 2016] REGIA Kim Rossi Stuart.
CAST Kim Rossi Stuart, Cristiana Capotondi, Camilla Diana, Jasmine Trinca.
SCENEGGIATURA Kim Rossi Stuart, Federico Starnone. FOTOGRAFIA Gian Filippo Corticelli.
Drammatico/Commedia, durata 97 minuti.