L’immaginazione liberata
Dei mondi messi in scena da Zack Snyder quello di Sucker Punch è il più ambizioso, folle, coraggioso, pretenzioso, atemporale, esagerato e trasognato. Storia di cinque ragazze rinchiuse in un manicomio/bordello, e che per fuggire da esso, nonché dagli orrori in esso nascosti, dovranno usare la propria immaginazione.
Il regista statunitense – per la prima volta in un progetto completamente suo – realizza quella che potremmo chiamare una summa di ciò che è stato fino ad ora il suo cinema. La lotta intrapresa dalle protagoniste di Sucker Punch ha chiaramente un valore universale, come avveniva in Watchmen, donando alla fuga dal manicomio un senso più profondo. Permane l’ambiguità su una possibile lettura politica (300): l’America rappresentata sembra non aver più un aspetto preciso, arrivando ad assomigliare sempre più a un non-luogo in un non-tempo. L’impossibilità di distinguere chiaramente il bene dal male (come ne L’alba dei morti viventi e Il regno di Ga’hoole) ritorna qui con l’ambivalenza di Madam Gorski (psichiatra e insegnante di ballo). Presenti molte delle cifre stilistiche del regista, ovviamente il ralenti e le particolari colorazioni date all’immagine, ma ciò che si nota in Sucker Punch è il diverso uso della colonna sonora. Snyder qui adatta la musica alle immagini, mentre generalmente nel suo cinema avviene l’inverso. Questo spiega l’uso massiccio di cover “aggiustate” alle esigenze delle singole sequenze. La musica stessa diventa elemento portante per la prosecuzione del racconto: con essa è possibile danzare, quindi immaginare e creare universi impossibili in cui l’obiettivo è recuperare una serie di oggetti che serviranno per la fuga. Sucker Punch, assieme a Scott Pilgrim vs. the World, è uno degli atti cinematografici più “violenti” e coraggiosi degli ultimi anni, in cui l’immaginario del regista viene letteralmente lasciato a briglia sciolta, portando alla creazione di mondi anacronistici e senza logica in cui si fondono elementi tratti dai media più disparati (videogame, manga, anime, comics). Ma dove la sopraccitata pellicola di Edgard Wright riusciva perfettamente nel suo intento grazie a una sceneggiatura di ferro, quella di Snyder non fa altrettanto proprio per colpa di una struttura troppo aderente ai videogiochi (ogni nuovo livello presenta un aumento di difficoltà) che mal si presta a un racconto cinematografico. Il videogiocatore infatti è invogliato a giungere fino in fondo dalla crescente difficoltà di sfida, mentre lo spettatore – tolta la possibilità di agire – vede solamente un accumulo di esagerazioni, un surplus di eventi che tendono alla noia e, peggio ancora, rischiano di far perdere il fulcro del racconto.
Sucker Punch [Id., USA 2011] REGIA Zack Snyder.
CAST Emily Browning, Abbie Cornish, Vanessa Hudgens, Carla Gugino.
SCENEGGIATURA Zack Snyder, Steve Shibuya. FOTOGRAFIA Larry Fong. MUSICHE Tyler Bates, Marius De Vries.
Azione/Fantastico, durata 110 minuti.