Il non senso di appartenenza
Bosnia, 1988. Un gruppo di cacciatori trova nella foresta un bambino cresciuto con i lupi. Non cammina, non parla, ma ringhia e morde. Trasferito all’orfanotrofio di Belgrado, gli viene dato il nome di Haris, soprannominato poi Pucke. Se all’inizio rifiuta ogni contatto umano, con il tempo inizia ad uscire dal guscio e instaura un rapporto di amicizia con Zika, un ragazzo più grande che lo aiuterà nel suo percorso di crescita.
Dopo aver vinto il Premio del Pubblico alla “Settimana della Critica” e il Premio FIPRESCI all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, e conseguito riconoscimenti in quasi tutti i festival a cui ha partecipato, arriva anche nelle nostra sale cinematografiche Figlio di nessuno, l’opera prima del regista serbo Vuk Ršumovic. Con coraggio e umiltà, Ršumovic esordisce affrontando un tema di forte impatto emotivo e visivo, ispirandosi a Il ragazzo selvaggio di Francois Truffaut, ma allo stesso tempo allontanandosi con grande maturità e convinzione. Figlio di nessuno, infatti, ha il pregio di scavare nell’interiorità di Pucke, addentrandosi nella mentalità persa e impaurita di un bambino che è cresciuto tra i lupi e che non conosce altra realtà che la loro. Grazie anche ad una macchina da presa che segue da vicino i progressi del protagonista, si assiste ad un percorso di formazione e di educazione che porta ad un inevitabile confronto uomo-animale. Sullo sfondo di una ex Jugoslavia che porta ancora le ferite della guerra, viene ritratto un quadro adolescenziale di storie realmente accadute nel tempo, dove il senso di appartenenza e di identità era solo un miraggio e, forse, un’ardita speranza. Con dialoghi essenziali e una colonna sonora onnipresente, Ršumovic sfida la sorte del bambino-lupo insegnandogli a camminare e parlare, senza darne mai un giudizio morale, ma limitandosi a comprendere il cambiamento psico-fisico di un ragazzo che è stato allevato nella natura selvaggia e che la sente come casa. Perché per Picke non si tratta solamente di esplorare un mondo ancora sconosciuto, ma di capire e accettare una società che ci ha messo poco ad abbandonarlo e a trattarlo come un animale. Figlio di nessuno, quindi, si rivela un film commovente e duro, in cui il coinvolgimento emotivo è dato da una storia che si scontra con il mondo civile, ci litiga e ci fa pace, ma che si sente intrappolata all’interno delle mura di un orfanotrofio e delle armi da impugnare; perché la natura, volente o dolente, ha comunque una sua anima. E non è detto che sia peggiore.
Figlio di nessuno [Nicije dete, Serbia/Croazia 2014] REGIA Vuk Ršumovic.
CAST Denis Muric, Milos Timotijevic, Pavle Cemerikic, Isidora Jankovic, Zinaida Dedakin.
SCENEGGIATURA Vuk Ršumovic. FOTOGRAFIA Damjan Radovanovic. MUSICHE Jura Ferina, Pavao Miholjevic.
Drammatico, durata 95 minuti.