Il dopoguerra secondo Ken Loach
Erano altri tempi: la guerra era appena finita e la povertà dilagava. C’erano miseria, fame e divisioni di classe, retaggio di un Vittorianesimo non ancora tramontato. Ma lo spirito della Gran Bretagna del dopoguerra era un altro: Ken Loach lo documenta con The Spirit of ’45: novantaquattro minuti di filmati tratti degli archivi regionali e nazionali, registrazioni sonore e interviste dell’epoca.
Il regista non ambisce a presentare un quadro politico, vuole proporre il suo personale punto di vista per raccontare ed esplorare lo spirito di quel tempo, animato dallo slogan “se insieme abbiamo vinto la guerra, insieme possiamo costruire la pace”. Viene celebrata così la nascita del welfare state e dell’operato del governo Atlee che nazionalizzò le industrie e il sistema dei trasporti. Il regista ci mostra la più nera miseria del Parco della povertà di Liverpool, rievocata da anziani che l’hanno vissuta, e di come i laburisti hanno realizzato un piano casa dichiarando guerra alla differenza di classe e alla diseguaglianza sociale. Grande eroe di quei tempi di gloria è il ministro della salute Aneurin Bevan, fondatore dell’NHS, il sistema sanitario nazionale, rigorosamente pubblico. Scorrono così le immagini dell’inaugurazione dei primi ospedali e i ricordi di medici e pazienti che hanno visto quel cambiamento benefico. Il punto di svolta del film arriva con gli anni Ottanta, quando Margaret Thatcher cambiò il sistema statale per affermare privatizzazioni e liberalizzazioni, in nome di una concezione individualistica della società. Le interviste raccolte testimoniano il rammarico di chi ha visto smantellare l’efficienza della British Rail, della Royal Mail, dell’Nhs e dell’intero sistema industriale, luce elettrica in primis. La Lady di Ferro piomba catastroficamente nel Regno Unito facendo aumentare il ritmo della narrazione cinematografica e polarizzando lo schermo. La scelta stilistica di Loach ambisce, riuscendoci, a rendere emotivamente partecipe lo spettatore, semplificando al contempo la storia. Essa viene infatti cristallizzata nei suoi protagonisti, Thatcher e Beavan, contrapponendo nazionalizzazioni a privatizzazioni, passando dagli anni ’50 agli anni ’80, senza problematizzare l’evoluzione della società inglese e dei suoi rappresentanti politici. The Spirit of ’45 è quindi un documentario storico? Di certo apre una riflessione sull’uso della storia per il grande pubblico. Un atto di resistenza contro il fallimentare progetto neoliberista, incarnato a torto o a ragione unicamente da Margaret Thatcher? Oppure, capovolgendo i termini della questione, una semplicistica contrapposizione di contrari, conseguenza stessa dell’odierna crisi? Forse sarebbe meglio definire il film un documentario sentimentale. La nostalgia è infatti preminente, grazie a una struttura circolare che dal bianco e nero diventa a colori: l’auspicio del regista di un ritorno al passato. Testimonianza, più che di una verità storica, del suo spirito pasionario.
The Spirit of ’45 [id., Gran Bretagna 2013] REGIA Ken Loach.
SCENEGGIATURA Ken Loach. MUSICHE George Fenton.
Documentario, durata 94 minuti.