Indigo
“Rivedo proprio su quel divano mia moglie che si spoglia, il neonato sulle ginocchia, infagottato dentro una piccola coperta di lana. Il bambino si agita, vuole liberarsi ma non riesce. Le gambe, il corpo, sono avvolti nell’involucro troppo stretto”.
È con un misto di impotenza e dolore che il protagonista dell’opera di Marzo Franzoso, Il bambino indaco, osserva l’ineluttabile disgregarsi fisico e psicologico della giovane moglie, dopo aver dato alla luce il primo neonato. Una storia di passioni, sconfitte, ossessioni, ma soprattutto di un ancorarsi disperato alla vita che allo stesso tempo risulta essere un’incosciente alienazione e dispersione da essa. E chi meglio del cineasta cantore per eccellenza del più recente masochista e sviscerato dramma all’italiana, ovvero Saverio Costanzo, poteva trasporre la storia su grande schermo? Un’inaspettata gravidanza travolge la vita della giovane, sposata in quattro e quattrotto con l’americano Jude. Convinta da una veggente sulla “specialità” della creatura che porta in grembo, decide di non far mai fuoriuscire realmente il bambino da quel caldo e sicuro involucro materno, proteggendolo dalla tossicità della vita esterna per preservarne l’intoccabile purezza. Ma se gli occhi di Mina vedono solo ciò che la propria psiche (malata?) impone loro di vedere, è a quelli dell’impotente marito (uno straordinario Adam Driver) che spetta la reale prospettiva dei fatti: il neonato sta morendo di fame. Presentato alla settantunesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e ora finalmente in sala, il thriller psicologico Hungry Hearts ritaglia e racchiude tutti i più estremi e angoscianti tratti del libro franzosiano per potenziarli a mille. In particolare, più che sul concetto parapsicologico di indigo child, fenomeno che ha travolto le convinzioni pseudoscientifiche della corrente New Age, le quali affibbiavano dei poteri speciali e sovrannaturali ad una certa generazione di bambini, è nelle mani di Mina (interpretata dall’attrice-feticcio Alba Rohrwacher) che Costanzo sceglie di concentrare le fila narrative ed emotive del film. Lontano da ogni intento di giudizio morale (ad esempio sulla cultura vegana, che la donna pratica), descrive, prediligendo rigorosamente l’immagine alla parola, la trasformazione biologica e psicologica di una donna che improvvisamente si ritrova ad essere solo e soltanto una madre. Rifiutando metaforicamente il taglio del cordone ombelicale, si auto-elegge involucro eterno di una creatura in divenire, ma il suddetto divenire altro non è che l’ignaro esito di una volontà “superiore” e semplicemente – se non con risoluzioni drammatiche – inarrestabile.
Hungry Hearts [Italia 2014] REGIA Saverio Costanzo.
CAST Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Al Roffe, Geisha Otero.
SCENEGGIATURA Saverio Costanzo. FOTOGRAFIA Fabio Cianchetti. MUSICHE Fabio Cianchetti.
Drammatico, durata 109 minuti