Pregi e difetti della naturalezza
Riconoscersi in un’etichetta sessuale e sociale ben definita porta con sé tante domande complicate, ma la percezione di se stessi passa anche dalla semplicità di piccoli gesti. J (o They, come spesso lei stessa si definisce) dopo aver tanto rimandato questo momento, deve fare i conti con la propria identità.
Nel primo lungometraggio firmato da Anahita Ghazvinizadeh c’è tanta, troppa roba. Sicuramente apprezzabile per la semplicità dei gesti e delle metafore scelte, la regista rischia in molti momenti di cadere in una banalità di intenti e risultati che non le fanno onore. Nel racconto della delicata scelta (se così la si sceglie di definire) di J vengono da un lato tagliati fuori tutti i riferimenti alle difficoltà quotidiane con cui molte persone sono costrette a scontrarsi, mentre dall’altro si inserisce una controtrama incentrata sulla famiglia pakistana che si sta per unire a quella di J grazie al matrimonio della sorella, portando con sé un evidente confronto tra culture. La famiglia tanto unita si scontra con nettezza contro i genitori assenti di J, che quasi l’abbandonano di fronte alla forse più importante scelta della sua vita. Se quindi gli amici di J (suoi coetanei) sono amabili e assolutamente pronti a capire la difficile situazione dell’adolescente senza batter ciglio, lo scontro per il protagonista è tutto interiore, con il baricentro ben fondato nel gioco (per non dire opposizione) di parole che risiede nel titolo: They diventa l’emblema di J che racchiude più sfaccettature che con molte complicazioni si racchiudono in un’etichetta “tradizionale”, ma anche l’accezione negativa con cui ci si rivolge alla famiglia di immigrati pakistani in cerca di stabilità e ai genitori al limite del degenere di J. In tutto questo panorama, a cantar la vittoria sono però la semplicità e la genuinità con cui Ghazvinizadeh evidenzia scontri interiori e lotte culturali: la stanza blu collegata a quella rosa, i fiori, ricchi di contraddizioni e sfumature, che trovano il coronamento nella fusione tra delicate campanule rosa e azzurre, dalla ben difficile sistemazione cromatica. La regista affronta di petto una sfida per la quale forse ancora deve affilare le sue tecniche, ma trasporta a livello emotivo, giocando su una scala di immagini e contraddizioni basilari a cui è impossibile sottrarsi. Non si tralascia poi la dimensione politica attuale, nello scontro socioculturale che si scorge appena fuori dai bordi delle inquadrature, dove gli immigrati si trovano a lottare negli USA contemporanei, con una serie di rimandi e di giochi di compenetrazione non indifferenti tra la narrazione diegetica e la biografia della regista stessa.
They [id., USA/Iran/Pakistan 2017] REGIA Anahita Ghazvinizadeh.
CAST Rhys Fehrenbacher, Koolyar Hosseini, Nicole Coffineau, Norma Moruzzi.
SCENEGGIATURA Anahita Ghazvinizadeh. FOTOGRAFIA Carolina Costa. MUSICHE Vincent Gillioz.
Drammatico, durata 80 minuti.