Goodbye, found footage
È il 2007 e nel mondo del cinema horror piomba un vento nuovo, terrorizzante, ispanico, chiamato
title=”REC”>REC. Dietro alla pellicola fa eco il nomignolo di un cineasta relativamente famoso ai meno (Nameless, Darkness, Fragile) e sconosciuto ai più. Certo, il found footage non è sicuramente figlio dell’estro cinematografico spagnolo. Già tra gli anni Ottanta e Novanta si era potuto assaporarne i primi esperimenti con Cannibal Holocaust e The Blair Witch Project.
No, l’innovazione di Balaguerò ideata assieme a Paco Plaza è data dalla scelta di farne un vero e proprio manifesto cinematografico, uno strumento potenziativo di tensione attraverso la visione limitata data dall’occhio unico della telecamera. Dopo il
title=”REC 2″>secondo capitolo (2009), Plaza prende le redini della saga – ma sempre sotto l’occhio vigile del grande capo, qui produttore creativo – e si stacca dagli episodi precedenti. Ci troviamo ora di fronte ad uno scenario completamente diverso: dicendo addio all’ambiente claustrofobico, veniamo sbattuti in una situazione davvero inusuale per i REC: un matrimonio, quello di Koldo e Clara. La festa procede tradizionalmente finché uno zio precedentemente morso da un cane “rabbioso” si trasforma e inaugura la danza della strage. Lo scopo dei due neosposini, armati solo (o quasi!) del loro amore, è riunirsi. Nella prima parte della pellicola lo stile “alla REC” viene attuato tramite la telecamera di un cugino improvvisatosi il Vertov dei poveri. Dopo il primo attacco “zombesco”, lo spettatore viene totalmente destabilizzato: la telecamera a spalla muore e si saluta l’impronta balagueriana, (ri)acquisendo la classica visione onnisciente concessa anche dalle telecamere dell’hotel. Una scelta stilistica brillante, per lo spiazzamento messo in atto e per aver saggiamente evitato una prevedibile pesantezza trascinata da un numero tre. D’ora in poi il giudizio si divide: da un lato, si rientra nel già visto schema classico “gatto che rincorre il topo”; dall’altro, non si può negare la buona riuscita della tensione che Plaza riesce a portare avanti, salvo qualche esilarante caduta slapstick, una fra tante lo sposino-guerriero medievale. Senza questi crolli di pathos, probabilmente il film avrebbe spaccato di brutto. Se non altro, la chiusura è notevole e ben orchestrata. Ma non scoraggiatevi (o sì?): è in progress il number four. A questo punto, non si sa se avere più paura per la trama o per la regia.
REC 3 – La genesi [REC Genesis, Spagna 2012], REGIA Paco Plaza.
CAST Carla Nieto, Leticia Dolera, Diego Martín, Javier Botet.
SCENEGGIATURA Paco Plaza, Luis A. Berdejo. FOTOGRAFIA Pablo Rosso. MUSICHE Mikel Salas.
Horror, durata 90 minuti.