Viaggio al termine dell’Italia
Il pastore Tommaso Cestrone, realmente esistito e impegnato per lunghi anni a salvaguardare in solitudine la reggia borbonica decaduta del Carditello, muore improvvisamente nella notte di Natale. Il film che voleva raccontarlo deve cercare altre strade per proseguire, mentre il bufalotto maschio che per sopravvivere al macello era stato affidato alle mani amorevoli di Tommaso adesso ha bisogno di una guida per attraversare l’Italia e trovare un luogo dove vivere al sicuro. Per accompagnarlo in questo lungo viaggio, dal paradiso scende un Pulcinella destinato presto a perdere l’immortalità per il troppo amore della vita e del mondo umani.
Pietro Marcello torna al lungometraggio elevando ad arte gli elementi eterogenei del proprio cinema: Bella e perduta infatti non è documentario, non è soltanto fiaba, e naturalmente non è pura finzione. Non corrisponde ad alcuna tensione autoriale, di quelle pianificate nel laboratorio cerebrale di molto cinema festivaliero: è piuttosto un film senza padri e senza padrini, profondamente imperfetto, giocato su intuizioni poetiche di sapore elegiaco. È il crogiuolo materico in cui elementi diversi possono essere riversati, miscelati, trasformati in qualcosa di nuovo e insieme antico, simile all’archeologia. La storia vera di Tommaso diventa così l’incipit di un doppio processo: quello interno al cinema italiano e quello interno a un paese, inteso soprattutto come luogo di perduta innocenza, o meglio ancora bellezza dimenticata, appena rintracciabile ed esposta alle intemperie e all’incuria umana. A guidare lo spettatore lungo questa traiettoria libera e vitale è lo stesso Sarchiapone, dotato di punto di vista proprio e di voce altrettanto personale (con il timbro evanescente di Elio Germano a darle forma). Le risposte alle molte domande che il film offre non vanno cercate nella logica grammaticale dei manuali, altrimenti il rischio è quello di applicare, pedissequamente, un libretto delle istruzioni a cui Marcello a più riprese si sottrae. Chissà perché, ma nel suo viaggio malinconico e politico lungo l’immaginario di un territorio in via di estinzione, Bella e perduta ricorda un po’ Una storia vera di David Lynch. Due film agli antipodi per tantissimi versi, potremmo dire imparagonabili, ma anche due viaggi-missione per strade non battute, densi di silenzi e primi piani, dialoghi strampalati, inconscio avanti e indietro di sogni e memoria. C’è la stessa urgenza di lavorare sulla linea dell’orizzonte, con diversi materiali, e questa volta un esito molto più doloroso.
Bella e perduta [Italia 2015] REGIA Pietro Marcello.
CAST Tommaso Cestrone, Sergio Vitolo, Gesuino Pittalis, Elio Germano.
SCENEGGIATURA Pietro Marcello, Maurizio Braucci. FOTOGRAFIA Salvatore Landi, Pietro Marcello. MUSICHE Marco Messina, Sacha Ricci.
Drammatico, durata 87 minuti.