Sentimento Pentimento
Di solito, i trailer cinematografici dei film vengono costruiti ad hoc per attirare lo spettatore, convincerlo della bontà del prodotto e dell’utilità della spesa del biglietto. Per capire che il difetto di Amaro amore stia nel manico basta sul serio il minuto di spot che dovrebbe ammaliarci: gli attori sembrano figurine sperdute nello splendido scenario di Salina (isole Eolie), recitano battute cui non credono neanche lontanamente e fuggono nel Niente (sotto il sole, aggiungerebbe Vinicio Capossela) dell’extradiegetico.
Non si capisce neppure bene di cosa si stia parlando, né perché mai un utente medio dovrebbe impiegare due ore del proprio tempo guardando una vicenda del genere. Un quesito che il sottoscritto ha continuato a porsi anche quando s’è ritrovato solo in tutta la sala, al cospetto di uno schermo nero che sentenzia “Si deve essere liberi di amare”. Può essere, per carità, stiamo a vedere. Uno degli abnormi problemi di Amaro amore è sicuramente il suo eccesso di scrittura, di programmaticità e studio a tavolino dei dialoghi. Come se il recitato fosse la pagina di un romanzo, come se gli stessi sceneggiatori (che sono tre) non credessero a ciò cui stanno dando vita. André e Camille sono due fratelli francesi che sbarcano in vacanza nell’isola sopraccitata, animati dal desiderio di conoscenza sul loro passato. Pare infatti che la madre – mai vista, ora deceduta – di André fosse natìa del luogo. Travolti dal potere passionale dei luoghi incontreranno persone, si innamoreranno, litigheranno, ragioneranno su loro stessi e scopriranno una terribile verità. Attentissimo alle riprese delle bellezze aspre e misteriose della località balneare, il regista Francesco Henderson Pepe non ci aiuta assolutamente nel tragico ruolo dell’immedesimazione. Delle dinamiche che si instaurano purtroppo non ce ne frega minimamente: i protagonisti si reincontrano per caso, le coincidenze sono assurde. Una domanda oltretutto serpeggia nell’aria: ma se il protagonista è alla ricerca della madre, perché non si rivolge alla Polizia o all’anagrafe invece di interrogare stupidamente i paesani omertosi e reticenti? Ma mentre ragioniamo su questo dilemma ascoltiamo il personaggio di Lavinia Longhi (la Melany Micidial di Mario) pronunciare la fatidica frase: “Io faccio solo quello che sento”. E allora vale tutto. Vale giochicchiare con i temi della morte, dell’omosessualità e dell’incesto senza concedergli alcun peso drammaturgico; vale imbastire impacciate scene di sesso cui si vorrebbe dare un profondo senso esistenziale e psicologico; vale chiudere il film con una agghiacciante voce off da spiegone, mentre una barca si allontana all’orizzonte. Qua vale tutto. Mayday mayday, siamo in alto mare. Si salvi chi può.
Amaro amore [Italia 2013] REGIA Francesco Henderson Pepe.
CAST Malik Zidì, Francesco Casisa, Lavinia Longhi, Ángela Molina, Yorgo Voyagis.
SCENEGGIATURA Francesco Henderson Pepe, Debora Alessi, Ilaria Iovine. FOTOGRAFIA Fabio Zamarion. MUSICHE Andrea Farri.
Mélo, durata 99 minuti.