La vita nell’era spaziale (non è niente male)
Sembra che il problema principale di Passengers non risieda nella qualità o meno del film, quanto negli occhi di chi in questi giorni lo sta analizzando. È davvero possibile intendere l’opera seconda di Morten Tyldum (The Imitation Game) come una vera pellicola di fantascienza? Come si può – osservando trama, cast, persino il trailer – guardare e criticare un lavoro di questo tipo parandosi dietro alla sua presunta mancanza di validità scientifica?
È un problema, forse, di target: Passengers è evidentemente rivolto ad una platea di teenager, post-adolescenti 16-18enni già imbevuti di Hunger Games e Twilight, cui mancano i riferimenti culturali kubrickiani, sostituiti dai paradossi nolaniani e dagli incubi spaziali in 3D alla Gravity. Da questo punto di vista, quella della nave spaziale automatizzata Avalon diretta dalla Terra morente alla colonia Homestead II è una storia intelligente e stimolante, che shackera l’immaginario futuristico dell’ultimo decennio riempiendo quasi ogni singolo fotogramma con i volti dei due giovani divi in ascesa Jennifer Lawrence e Chris Pratt e abbozzando buffi rimandi a Matrix e a Shining. Passengers è – magari ingenuamente, senza averne piena consapevolezza – smaccatamente sincero: dando per buona la plausibilità dell’assunto di partenza (per arrivare sul nuovo pianeta ci vogliono 120 anni, e quindi le oltre 5 mila persone presenti vengono sottoposte a sonno criogenico fino a quattro mesi dall’arrivo sulla colonia), i buchi di scrittura e la superficialità di passaggi cardine vengono esplicitati quasi con fierezza. Rispetto all’illustre precedente (tanto per fare un titolo a caso) Interstellar – film-monstre che si prende dannatamente sul serio per tre ore, per poi chiudere con lo sgambetto morale dell’amore che salverà l’universo –, l’operazione di Tyldum va dritta alla “scorciatoia” della deriva amorosa, senza mai nasconderla o farla passare per quello che non è. Che si passi il resto della propria esistenza su una asettica navicella o si sbarchi su un rigoglioso territorio vergine per ripartire da zero, l’essenziale è farlo condividendo la propria esperienza, come in fondo diceva anche l’Alexander Supertramp di Into the Wild: “La felicità è reale solo quando è condivisa”. Un messaggio che fa il paio con il dilemma morale che attanaglia il protagonista (che non anticipiamo), e che ci sembra ad esempio molto più ragionevole della passività con cui la protagonista di The Host (altro titolo molto poco casuale) deve scegliere quale maschio alfa la proteggerà nel futuro agricolo e distopico in cui si ritrova a vivere. Passengers è un film di fantascienza, ne possiede la grammatica fondamentale; ed è un film sentimentale irto di colpi di scena, nascita-crisi-rinascita di una storia d’amore inedita. Per il suo pubblico di riferimento, un risultato eccellente.
Passengers [Id., USA 2016] REGIA Morten Tyldum.
CAST Jennifer Lawrence, Chris Pratt, Michael Sheen, Laurence Fishburne, Andy Garcia.
SCENEGGIATURA Jon Spaihts. FOTOGRAFIA Rodrigo Prieto. MUSICHE Thomas Newman.
Fantascienza/Sentimentale/Avventura, durata 116 minuti.