Like a boss
“È triste morire senza figli”, sentenziava Michele Apicella nel finale di Bianca. Certamente il nostro aveva ragione, anche se probabilmente non avrebbe mai detto la celebre frase se avesse immaginato la possibilità che l’infante potesse essere uno yuppie rampante dotato di completo nero e di una 24 ore.
Come il neonato protagonista di Baby Boss di Tom McGrath, l’ultimo altalenante, gradevole quanto dimenticabile, prodotto della Dreamworks. Tim ha 7 anni e una fantasia decisamente vivace; adora la sua famiglia e la vita che lo vede protagonista assoluto dell’affetto e delle attenzioni dei genitori, tra avventure immaginate nello spazio, nella giungla o nel cuore di uno squalo e la più serena quotidianità fatta di fiabe della buonanotte e canzoni preferite. Questa situazione ideale termina con l’arrivo di un fratellino; all’apparenza un normale neonato, ma in realtà un manager rampante, bambino uomo dentro, mandato dalla holding dei bebè per combattere il rivale in affari, cioè l’industria dei cuccioli, colpevoli di rubare ai bebè una quota sempre maggiore dell’affetto degli adulti. Tim, complice la tipica gelosia che colpisce i fratelli maggiori quando arriva il secondogenito, capisce che qualcosa nel nuovo arrivato non torna; tra i due scoppia la rivalità fino all’avventura finale che li costringe a collaborare. L’ultimo film Dreamworks si affida ad un’ottima e potenzialmente scoppiettante idea di partenza, che però non viene sfruttata fino in fondo; non tanto e solo perché il focus è sulla funzione educativa della vicenda rivolta ai più piccoli e con al centro la famiglia, che di per sé ci può stare e che del resto è una costante della factory anche nei suoi risultati migliori e più stratificati (si veda I Croods, probabilmente il film degli ultimi anni più sottovalutato della major), quanto perché il ritmo è altalenante, lo svolgimento troppo prevedile anche nei dettagli e il divertimento scorre a corrente alternata. È come se McGrath avesse voluto navigare su rotte risapute e tranquille realizzando un film sicuramente gradevole quanto in fin dei conti dimenticabile, il classico senza infamia e senza lode che colpisce più leggendo la trama prima di andare al cinema che durante e dopo la visione. Funzionano alcune gag, un paio di sequenze sono d’impatto e indubbiamente il messaggio ai più piccoli arriva, anche la parte grafica è professionale ma senza picchi di particolare interesse. È però anche un film perfettamente coerente con la poetica dello studio; lo si vede per esempio per come si rivolge agli adulti, con veloci riferimenti e puntando su numerose citazioni. Insomma, anche da questo punto di vista non aggiunge né toglie nulla.
Baby Boss [The Boss Baby, USA 2017] REGIA Tom McGrath.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Alec Baldwin, Miles Bakshi, Steve Buscemi, Lisa Kudrow.
CAST (DOPPIATORI ITALIANI) Massimo Rossi, Giulio Bartolomei, Rossella Acerbi, Marco Vivio.
SCENEGGIATURA Michael McCullers. MONTAGGIO James Ryan. MUSICHE Hans Zimmer.
Animazione, durata 97 minuti.