Culture Clash
Kingsman – Secret Service sembra un prodotto facile da inquadrare: è un film di spie citazionista e smaccatamente nostalgico, che prova a ringiovanire delle vecchie formule col postmodernismo fumettistico e con un po’ di violenza “tarantiniana”. Riesce poco nei suoi intenti perché arriva in ritardo di una ventina d’anni e perché di tarantiniano ha solo la superficie insanguinata.
La “Kingsman” è un’intelligence privata e internazionale con sede a Londra. La morte di Lancillotto, uno degli agenti Kingsman, pone le basi per i due rami principali della narrazione. Da una parte si aprono le selezioni per l’agente che andrà a sostituirlo, alle quali partecipa anche Gary, il figlio problematico di un altro Kingsman morto sul campo. Dall’altra, bisogna portare avanti il lavoro dell’agente scomparso, che stava indagando sulla sparizione di un importante scienziato climatologo. A rapirlo è stato Valentine, il super cattivo dell’era moderna, una sorta di Steve Jobs che nel tempo libero si occupa di filantropia e terrorismo verde. Il film ci propone una serie di dicotomie piuttosto evidenti: il “classicismo” della Kingsman contro il nuovo che avanza delle aziende Valentine; lo stile retrò contro i nuovi ricchi che mangiano al MacDonalds; L’Inghilterra contro gli USA e chi più ne ha più ne metta. Nonostante l’apparente semplicità degli opposti, Kingsman cade spesso in contraddizione. Non si tratta di un film spionistico “classico”, ma di una sorta di collage citazionista, quindi un oggetto modernissimo e pensato per un’audience impaziente e cinica, più simile agli acquirenti dei prodotti Valentine che ai signori altolocati della Kingsman. L’unico punto di contatto (pacifico) tra i due mondi è il giovane Gary, un piccolo delinquente che metterà a frutto il proprio talento grazie al mentore Galahad (Colin Firth), scoprendo nel frattempo l’importanza del galateo e degli abiti su misura. Manterrà, comunque, un po’ della sua spacconeria originale e, alla fine, si salverà grazie alle doti di “ragazzo della strada”. Il pubblico odierno è allergico agli elitismi e alla nostalgia borghese, un sentimento sotteso in Kingsman, ma il film di Matthew Vaughn aggira il problema con furbizia. Ci offre, infatti, il paradigmatico protagonista dai natali umili, poi “adottato” dai kingsmen e, quindi, sintesi perfetta da cui nascerà un agente letale. Reazionario e progressista allo stesso tempo, Kingsman è un film lineare ma interessante, proprio perché pieno di contraddizioni e sintomatico di molte ossessioni moderne, come la paura del terrorismo verde, dei nuovi ricchi e della tecnologia “smart”, la vaga nostalgia per i titolati e, infine, l’immancabile citazionismo ossessivo compulsivo, mai troppo serio e mai sottile.
Kingsman – Secret Service [Kingsman: The Secret Service, Gran Bretagna 2015] REGIA Matthew Vaughn.
CAST Taron Egerton, Colin Firth, Samuel L. Jackson, Michael Caine, Mark Strong, Sofia Boutella.
SCENEGGIATURA Jane Goldman, Matthew Vaughn. FOTOGRAFIA George Richmond. MUSICHE Henry Jackman, Matthew Margeson.
Thriller/Azione/Commedia, durata 129 minuti.