Un cinema umanamente immersivo
Esce nelle sale italiane aprendo la nuova stagione cinematografica uno dei film più apprezzati dello scorso Festival di Cannes: A Ciambra, secondo lungometraggio del giovane autore italoamericano Jonas Carpignano presentato e premiato alla “Quinzaine des Réalisateurs”, sezione parallela della grande manifestazione francese.
Ambientata nella comunità rom di Gioia Tauro, l’opera segue il percorso di crescita di Pio, un quattordicenne che si sente già adulto e che vorrebbe quindi partecipare alle decisioni e alle attività dei più grandi, incentrate soprattutto sul furto di rame e d’automobili. Un obiettivo che l’adolescente cercherà di raggiungere in tutti i modi. Girata completamente a Gioia Tauro con una famiglia rom che interpreta sostanzialmente se stessa, la pellicola unisce le principali caratteristiche della fiction ad alcuni elementi documentaristici, ambientazioni e persone “reali” a una costruzione narrativa precisa e lineare, tipica del cinema di finzione. Un’ibridazione, quella tra fiction e documentario, ormai abbastanza consolidata nella filmografia italiana contemporanea (da Pietro Marcello a Leonardo Di Costanzo) e che quindi non rappresenta il lato più sorprendente dell’opera, che ha piuttosto i suoi punti di maggior interesse nella vicenda raccontata e, soprattutto, nel particolare sguardo che il regista pone sul contesto e sui suoi protagonisti. Qui, la storia di “formazione criminale” di Pio ha il merito di non farci addentrare solo nei sentimenti e nelle contraddizioni di un individuo, ma di permetterci anche di osservare le usanze, la quotidianità e i discorsi di una comunità poco esplorata dai nostri autori come quella rom. Il tutto senza retorica, moralismi o frettolosi giudizi sui personaggi. Merito non solo di uno svolgimento narrativo solido e coerente, ma anche della presenza carismatica di Pio Amato (il ragazzo che interpreta il protagonista) e dello sguardo “interno” di Carpignano, che con la sua regia “sporca” ma attenta ai particolari ci catapulta direttamente e fin dalla prima sequenza dentro l’ambiente rom, dandoci la sensazione di essere in mezzo ai protagonisti, di fare in qualche modo parte della loro comunità, di non essere, insomma, soltanto degli osservatori esterni. Un tipo di sguardo a tratti crudo ma non privo di umanità che si rivela essere l’elemento migliore dell’opera e che l’autore – come lui stesso ha dichiarato – ha fortemente voluto e cercato durante la realizzazione. Il risultato finale è dunque un film umanamente immersivo che riesce a cogliere tanto la durezza del contesto esplorato quanto la sensibilità più radicata che lega le relazioni tra i protagonisti.
A Ciambra [id., Italia/Francia/Germania 2017] REGIA Jonas Carpignano.
CAST Pio Amato, Koudous Seihon, Iolanda Amato, Damiano Amato.
SCENEGGIATURA Jonas Carpignano. FOTOGRAFIA Tim Curtin. MONTAGGIO Affonso Gonçalves.
Drammatico, durata 1117 minuti.
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