Noi e loro
Provate a cercare “margin call” (o “richiesta di integrazione”) su Wikipedia: troverete la spiegazione nebulosa di un termine altrettanto vago, che scoprirete essere aderente al gergo finanziario.
Fare un film sul crollo della borsa nel 2008 potrebbe essere pretenzioso; il rischio maggiore è quello di incorrere in termini, definizioni e formule troppo complesse per noi sprovveduti (ancor più se questi sprovveduti sono soliti occuparsi, a detta di molti, di “nani e ballerine”…). Che fare dunque? Meglio eludere i tecnicismi della materia, con il rischio di parlare d’altro, oppure sfruttarli fin che si può sacrificando una buona porzione di intrattenimento? La soluzione di J.C. Chandor non è affatto scontata. Margin Call si mostra nella sua natura latente di thriller claustrofobico e rende gli spettatori partecipi della densa catena di eventi che si susseguono nell’arco di ventiquattro ore. La vicenda narra del licenziamento senza preavviso del capo di settore di una banca di credito che, prima di lasciare l’edificio, consegna ad uno dei suoi dipendenti una misteriosa chiavetta USB. Nella chiavetta si scopriranno informazioni circa l’imminente crac dell’azienda, notizie così preoccupanti da indurre le alte gerarchie della banca a ritrovarsi in una riunione straordinaria, nel cuore della notte, per decidere che tipo di strategia intraprendere. Ciò che emerge con evidenza è la necessità del ricorso alla parola, una narrazione ripetuta, attraverso il dialogo fitto, che muove dal protagonista ad ogni altro membro dell’equipe dirigenziale. Il risultato è quello di un film parlato, condensato nel brevissimo arco di tempo in cui si svolge la vicenda, peraltro coincidente in toto con la fabula. Per chi è del mestiere si potrebbe affermare che le dinamiche economiche sono chiare; tuttavia, per noi, pubblico inesperto, quei chiarimenti restano incomprensibili. Una distanza che ricalca lo scarto conoscitivo, intellettuale tra l’”uomo della strada” e chi gioca al tavolo dell’economia mondiale, ben esemplificato peraltro dalla scena topica in cui due fra i coinvolti nell’affaire, esausti per la nottata snervante, sostano in ascensore assieme alla donna delle pulizie, una persona comune e ignara di tutto, compreso il fatto che in quell’ambiente non ci si farà più scrupoli. Così, nonostante la nostra evidente alienazione da “quel” mondo, un mondo amfetaminico, insonne, scandito unicamente da brevi e fisiologiche pause di riposo, Margin Call non rinuncia a rendere la storia avvincente, limpida, fluida, in una parola: comprensibile. Pur non capendo di che parlano, capiamo bene ciò che succede.
Margin Call [Id., USA 2011] REGIA J.C. Chandor.
CAST Kevin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons, Zachary Quinto, Demi Moore.
SCENEGGIATURA J.C. Chandor. FOTOGRAFIA Frank G. DeMarco. MUSICHE Nathan Larson.
Thriller/Drammatico, durata 107 minuti.