America oggi
“Sei stressato?”, “Non più degli altri”. Curtis LaForche è un uomo comune. Ha una casa, un lavoro, una famiglia unita e qualche preoccupazione, non solo economica. Ma inspiegabili visioni di un disastro imminente trascinano la sua vita in un baratro di angoscia.
La delirante discesa di Curtis nella spirale di una follia consapevole innesca un film dal profilo ambiguo che intreccia le maglie di diversi generi senza lasciarsene soffocare. Ascrivibile allo psico-thriller con suggestioni derivate dall’horror, condivide col riscoperto filone apocalittico la minaccia di un crepuscolo ineluttabile. Ma in questo caso Curtis è il solo a temere un cataclisma, sconvolto da allucinazioni che si presentano sempre più insistenti. La costruzione di un rifugio anti-uragano procede di pari passo con la sua de-costruzione mentale, della quale diventa simbolo e concreta manifestazione. Se il bunker è l’estensione materiale del suo bisogno di “ripararsi” è anche specchio dell’isolamento che ne fagocita a poco a poco l’esistenza. Take Shelter suona come un titolo antifrastico, poichè è impossibile trovare riparo dai propri fantasmi. Curtis subisce la solitudine di una diversa consapevolezza ma non è affatto rassegnato alla catastrofe e tantomeno alla propria deriva. Tenta di curarsi e al contempo di proteggere la sua famiglia che è tutt’altro che grottesca, capace di sincero affetto e intelligenza. La solitudine di fronte al disastro è dunque ancor più tragica perché non vendica alcun torto né conosce soluzione. È un solipsismo semplicemente constatato e ribadito dalla diversa percezione sensoriale di ogni personaggio: le visioni di Curtis, la sordità della piccola Hanna e la concretezza di Samantha. Lo spettatore è a sua volta costretto a dubitare di ciò che sa, intrappolato tra lo sguardo fallace che condivide con il protagonista e l’adesione a una razionalità comunque passibile di errore. Nichols distilla dall’appiattimento di ogni eccesso il crescendo di un’angoscia opprimente, sposando un registro sommesso e minimale. Le atmosfere rarefatte attraversano il sogno così come la veglia, lasciando che la tensione e un vago senso di pericolo si declinino nelle diverse sfumature dalla fotografia: calda e intima nella realtà domestica, bianca e cruda negli stati alterati di coscienza. Dai ritratti di figure umane immerse in quadri di ordinarietà trae un’estetica iperrealista, mentre la levità delle brezze che attraversano foglie e tende si inserisce coerentemente nella cornice in bilico tra sospensione onirica e inquietante premonizione. Nell’America contemporanea i moderni figli di Cassandra trovano nella depressione e nel disagio psichico – nelle ferite, dunque – la chiave e il prezzo da pagare per una più profonda intuizione di un destino imprevedibile. E, naturalmente, non basta a salvarli.
Take Shelter [Id., USA 2011] REGIA Jeff Nichols.
CAST Michael Shannon, Jessica Chastain, Shea Whigham, Ray McKinnon.
SCENEGGIATURA Jeff Nichols. FOTOGRAFIA Adam Stone. MUSICHE David Wingo.
Drammatico/Thriller, durata 121 minuti.