Il potere logora chi non ce l’ha
Come disse Ross Perot nel 1988, “la guerra e la lotta nel fango hanno le loro regole, la politica no”. Purtroppo lo sappiamo da lunga pezza, non serviva di certo un film a ricordarcelo. Il primo e più macroscopico difetto di Candidato a sorpresa è la sua mancanza di originalità, la sua prevedibilità.
Ma come darne la colpa a regia (di Jay Roach, già autore del trittico su Austin Powers) e sceneggiatura (firmata dalla coppia Henchy – Harwell), quando la realtà supera di gran lunga la fantasia? Se non fosse autentica, stenteremmo a credere alla follia e alla pacchianeria della politica italiana. Ed è per questo che la satira di Qualunquemente fa sorridere ma niente più: non perché sia spuntata, ma perché risulterà sempre e comunque fuori tempo massimo rispetto ad un qualsiasi tg. Per inquadrare la falsità della propaganda populista di due avversari in una campagna elettorale per il congresso, The Campaign prende lo “scemo” deputato Cam Brady e lo fa azzuffare con il “più scemo” e deficiente Marty Huggins, shakerando il tutto con registro da slapstick comedy. Da un lato un ignorante e sessuomane deputato sicuro di ottenere l’ennesima conferma del suo mandato, dall’altro un ingenuo e idealista padre di famiglia; nel mezzo situazioni e gag fisiche triviali e volgari, che puntellano gli 85 minuti di pellicola cercando di ammiccare ad una platea smaliziata e che ben conosce cosa gli uomini di potere siano disposti a compiere pur di mantenere il loro statuto di privilegio. Per quanto zeppo di improperi (“mio marito è un uomo col cazzo nel cervello!”) e scorrettezze di vario genere (il pugno in faccia al neonato), il film procede su binari canonici e risaputi, risollevandosi di quando in quando solo grazie alle prestazioni del duo protagonista formato da Will Ferrell e Zach Galifinakis. Laddove il primo prosegue il suo lavoro sulla comicità innescata dall’antipatia (incomprensibile per il pubblico non statunitense), il secondo ripropone il suo personaggio idiota e vagamente effeminato. Grazie a loro si delineano due campioni di stupidità ahinoi tangibile e verosimile, due inetti di cui – ce lo dice il film stesso – “Bush sarebbe fiero”. A Roach rimane il merito di averci provato, affrontando tematiche scomode come il neocapitalismo della Cina e la subordinazione delle “marionette” politiche alle lobby commerciali. Ma sono sprazzi di lucidità cinica sacrificata sull’altare del buonismo, come ci mostra il finale. Candidato a sorpresa non riesce ad affrancarsi dalla retorica del prodotto medio americano: promette di scoperchiare il vaso di Pandora del sozzume politico, ma avvolge la cattiveria e il sarcasmo sotto una polverosa coltre di perbenismo.
Candidato a sorpresa [The Campaign, USA 2012] REGIA Jay Roach.
CAST Will Ferrell, Zach Galifianakis, Dan Aykroyd, John Lithgow.
SCENEGGIATURA Chris Henchy, Shawn Harwell. FOTOGRAFIA Jim Denault. MUSICHE Theodore Shapiro.
Commedia, durata 85 minuti.