Sensualità a corte
Rifacimento dell’omonimo cult movie del 1960 diretto da Kim Ki-young (e definito uno dei tre migliori film coreani di tutti i tempi), The Housemaid si affaccia nelle sale italiane preceduto da squilli di tromba internazionali: in gara a Cannes 2010, Premio della Giuria al Courmayeur Noir in Festival e interpretato da Jeon Do-yeon, migliore attrice sempre a Cannes nel 2007 per Secret Sunshine di Lee Chang-dong (regista del quasi-semi-wannabe capolavoro Poetry).
Mezzo secolo fa, imbastire in Corea la vicenda di una famiglia tradizionale in cui si insinua bizzarra la figura di una domestica che scardina l’armonia, significava anzitutto scuotere una società ancorata ad obsolete abitudini. L’irruzione del femminino allora rappresentava il turbamento, possessivo e sessuale. Con toni vicini persino all’horror Kim narrava il tormento provocante della tentazione, un tormento caduto nell’ombra fino alla fine degli anni ’90 (il Far East Film di Udine l’ha riscoperto nell’edizione 5, datata 2003). Inibita la funzione della donna incarnazione del Male questa nuova versione di Im Sang-soo sposta l’attenzione sui ruoli sociali e sui suoi ribaltamenti. La famiglia in cui si introduce la cameriera Eun-yi è ricca, vive in una reggia e ascolta musica classica (noblesse oblige). La svolta arriva con l’improvviso rapporto di lussuria che si sviluppa fra lei e il padrone di casa, ed è sempre a questo punto che tutto inizia a scricchiolare. Come di un quadro in cui si apprezza più la cornice del dipinto stesso, così The Housemaid vive di una folgorante fotografia e di immagini statiche che paiono dei veri tableaux vivants, belli da vedere ma poco utili alla causa. Elegante fin nei minimi dettagli, Ha-nyeo (questo il titolo originale) si rimira nello specchio delle proprie virtù estetiche quasi dimenticando la consecutio di sceneggiatura e inanellando molteplici bug: dal dilemma morale sul concepimento/aborto (miccia che dovrebbe dare il via alla tragedia), ai dialoghi di trascurata banalità (“queste persone sono senza scrupoli perché sono ricche” e “i bambini sono la bocca della verità”, afferma in rapida successione la governante anziana), fino ad azzardate scelte di casting (una nonna con al massimo 10 anni in più della figlia) e ad uno sfacciato manicheismo. Più che di remake trattasi dunque di aggiornamento, ben lontano dal progetto originario. Ma anche osservandola come opera a sé cosa resta alla fine di The Housemaid? Poco o niente, considerando le parabole di vendetta già e meglio affrontate da Park Chan-wook in Old Boy e Lady Vendetta. Due film che, a giudicare da questa raffinata emulazione, il giovane autore Im Sang-soo di certo conosce a memoria.
The Housemaid [Ha-nyeo, Corea del Sud 2010] REGIA Im Sang-soo.
CAST Jeon Do-yeon, Lee Jung-jae, Seo Woo, Yoon Yeo-jeong.
SCENEGGIATURA Im Sang-soo. FOTOGRAFIA Lee Hyung-deok. MUSICHE Kim Hong-jip.
Drammatico/Thriller, durata 107 minuti.