Scivolare dentro le narrazioni infinite
Germain, un professore di lettere rimasto scottato dall’insuccesso editoriale, fra compiti sgrammaticati o quasi insignificanti un giorno si imbatte nel bel tema scritto dallo studente Claude Garcia. Più che un compito si tratta del primo capitolo di un’avventura ambientata dentro la casa del compagno Rapha Artole, di cui Claude mette a nudo le convenzioni, i desideri frustrati e i rimossi. Da quel momento Germain e Claude saranno legati da un’inscindibile complicità.
François Ozon è un regista coraggioso, di quelli che non si fermano davanti alla messa in sequenza di quadri narrativi fra loro contigui, inserendo cortocircuiti che spiazzano lo spettatore medio ma anche quello più avveduto, abituato a cercare l’imprevisto in Malick, Sokurov, Refn e via dicendo. Di questo coraggio Ozon ne ha fatto una lama a doppio taglio che incide nelle opere di spessore drammatico (Il rifugio e Sotto la sabbia) ma cade quasi rovinosamente nei divertissement di genere (8 donne e un mistero e Cinqueperdue – Frammenti di vita amorosa). Al centro di Nella casa sta il racconto come forma di evasione e intrusione, la letteratura che come un coltello seziona due ambienti ben distinti della società francese: la borghesia radical del professore e di sua moglie infarcita di classici letterari e di mostre aleatorie di arte contemporanea, contro la sotto-borghesia di Rapha, figlio di un autista immischiato in strani traffici e di una casalinga infelice, facile preda delle novità. Stimolando lo studente a proseguire nel racconto, Germain si trasforma nel carceriere di se stesso, obbligato a sapere pur non sapendo se si tratti ogni volta di finzione o realtà, archetipo del lettore di romanzi di appendice, sempre sospeso su di un qualcosa che non termina, che “continua” e si prolunga all’infinito. In questo ritorno del romanzo a puntate, è possibile rintracciare la crisi delle narrazioni cinematografiche post-post-moderne, estremizzazione delle saghe del cinema classico, che non accettano più l’unicità dell’opera come assunto necessario per la sua sopravvivenza nel tempo. C’è bisogno sempre di un secondo, terzo, quarto capitolo, di un “continua” che tenga noi in sospeso, schiumanti di rabbia, tenuti a bada solo da piccole dosi di nicotina paratestuale e ipotestuale che oggi chiamiamo “teaser”, “featurette”. Ozon è bravissimo nel mostrarci come la caduta di Germain, (che in fondo è un po’ anche la nostra) non coincida con la fine delle narrazioni ma, al contrario, con la loro ramificazione esplosiva. Per questo gli vanno perdonati alcuni didascalismi forzati, per questo l’opera ha valore solo se vista nel suo insieme.
Nella casa [Dans la maison, Francia 2012] REGIA François Ozon.
CAST Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner.
SCENEGGIATURA François Ozon. FOTOGRAFIA Jérôme Alméras. MUSICHE Philippe Rombi.
Drammatico, durata 105 minuti.