Ostia caput mundi
Ostia ha precise coordinate, non solo geografiche: borgata come, anzi “più” di tante altre, il quartiere è stato spesso sfondo di storie di disagio, malavita ed emarginazione, diventando uno dei simboli della Roma “brutta, sporca e cattiva” del sottoproletariato, della criminalità diffusa e della marginalità.
Claudio Caligari sa bene tutto questo, e significativamente ha ambientato nella borgata bagnata dal mare molte delle scene più significative di Amore tossico e la totalità dell’ultimo Non essere cattivo, presentato, postumo, nel fuori concorso veneziano, dove ha ottenuto quasi totalmente lodi e applausi. Meritati, perché il film è stato uno dei più convincenti dell’intera edizione. Ambientato nel 1995, è il racconto di due amici per la pelle (Luca Marinelli, superlativo, e Alessandro Borghi, bravissimo) persi nel degrado borgataro, e dei loro disperati e opposti tentativi di fuga e risalita. Non essere cattivo è un film allo stesso tempo libero ed estremamente compatto a livello narrativo, in cui convivono la materialità concreta delle vicende raccontate e un’idea di cinema che si stacca dalla cronaca più inerme, che vola alto e non rinuncia alla fantasia (la sequenza della visione in strada, ma in generale tutta l’opera ha un’atmosfera allucinata) pur rimanendo incatenato a doppia mandata all’universo di riferimento: quello dei sottoproletari romani senza presente, condannati a ripetere un passato che dai tempi di Amore tossico è cambiato solo per il tipo di droghe usate (significativamente il film inizia con una citazione della celebre sequenza del cornetto), e che sono attesi da un futuro in cui, nel migliore dei casi, li aspetta un’omologazione nel senso pasoliniano del termine. C’è la constatazione di una realtà condannata a rimanere tale nei suoi aspetti peggiori e negli effetti sulle vite dai protagonisti, ma che perderà anche quelle caratteristiche di unicità antropologica e culturale, in cui anche l’approdo alla criminalità non è motivato dalla rabbia sociale come ne L’odore della notte (seconda e mai citata fatica del regista), ma semmai è un atto quasi meccanico e dovuto. Lo sguardo di Caligari è, al solito, radicale; e lo è perché non c’è ombra né di giudizio, negativo o positivo che sia, né di vaghe giustificazioni, ma per la capacità di far rivivere sullo schermo un mondo, particolare come può essere quello del sottoproletariato romano, nella sua interezza, senza cadere nelle secche della poetica realista più banale, cogliendone in fondo la tragicità e la grandezza drammatica, condividendo con i due protagonisti la pietà, l’affetto, l’ironia dissacrante, la più o meno vaga consapevolezza e l’amarezza.
Non essere cattivo [Italia 2015] REGIA Claudio Caligari.
CAST Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Roberta Mattei, Silvia D’Amico.
SCENEGGIATURA Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini. FOTOGRAFIA Maurizio Calvesi. MUSICHE Paolo Vivaldi, Alessandro Sartini.
Drammatico, durata 100 minuti.