Il Bayhem che piace
William Sharp è un reduce dell’Afghanistan che ha un disperato bisogno di denaro per provvedere alle cure mediche della moglie. Si rivolge così al fratello adottivo Danny, criminale da tutta una vita, che lo convince a prender parte a una rapina in banca da 32 milioni di dollari. Durante il colpo, però, Danny incrocia il destino dell’agente Monroe. Ne sfocia uno scontro a cui William mette fine ferendo gravemente l’agente. Gli Sharp saranno così costretti a darsi alla fuga su di un’ambulanza di passaggio tenendo come ostaggi proprio il poliziotto ferito e il paramedico Cam Thompson.
La pandemia da Covid-19 e relativo lockdown hanno influito non poco sui piani produttivi di Michael Bay (Transformers 3, Transformers 4, 13 Hours), che all’inizio del 2020 avrebbe dovuto prendere parte alla lavorazione di Black 5. “Maledizione, voglio solo uscire e sparare. Sono stanco di essere rinchiuso in casa” disse al suo agente che in fretta e furia lo mise in contatto con Donna Langley della Universal.
Bay si propose per dirigere un qualunque high-concept che fosse incentrato sul malessere di personaggi intrappolati in un ambiente claustrofobico così da fungere da catarsi filmica eccellente. Gli proposero proprio Ambulance che in origine avrebbe dovuto dirigere il duo israeliano Aharon Keshales & Navot Papushado (Big Bad Wolves, Gunpowder Milkshake) e che, pur allontanandosi dalla cifra esplosiva tipica delle sue produzioni, avrebbe visto personaggi tosti a metà tra Speed e Bad Boys con una spruzzata di Money Train. Non un progetto del tutto originale però. Ambulance è infatti il remake dichiarato di Ambulancen del 2005 per cui il regista Laurits Munch-Petersen istituì un dogma narrativo basato su tre specifiche regole: un solo posto (l’ambulanza); in tempo reale (una corsa di 80 minuti); quattro personaggi in scena. Bay, che l’originale danese ha scelto di non vederlo per non farsi influenzare, ne ha seguito tuttavia lo schema manipolandolo in funzione del Bayhem. È riuscito così a dare forma a un heist movie teso e popolato di car-chase adrenalinici riecheggianti a formidabili William Friedkin d’annata (Il braccio violento della legge e Vivere e morire a Los Angeles) che vivono nel dinamismo registico di camera a mano e droni dalle picchiate così avvolgenti da guidarci in una discesa negli inferi senza speranza né gloria alcuna.
A cercargli un difetto, Ambulance soffre di una certa “prolissità filmica” che in più occasioni finisce con il dissipare la tensione scenica abilmente costruita dal montaggio netto tipico del Bayhem. Compensa però la voglia di riscatto dei suoi personaggi. Dove tra un machiavellico Gyllenhaal e cuore d’oro Abdul-Mateen II a brillare è una formidabile Gonzàlez a cui Bay regala il primo vero ruolo femminile del suo esplosivo opus filmico dopo quasi trent’anni di stereotipate “donzelle da salvare”. Un Bayhem rinnovato quindi – più maturo – che, come un organismo vivente, cresce ed evolve in funzione del tempo che scorre.