Piangi Roma
Cambiando molti aspetti importanti del romanzo di De Cataldo e Bonini (romanzo non più che discreto, anche se assolutamente preciso, necessario e preveggente sul versante della cronaca), Sollima realizza un film cupissimo e nichilista, sconsolato più che arrabbiato.
La “Suburra” non è una parte di Roma, ma è Roma stessa, nella sua totalità: da questo punto di vista, è emblematica e inchiodante la frase di Samurai (una sorta di Papa della malavita romana, reduce della Magliana, interpretato magnificamente da Claudio Amendola), che risponde alle accuse di avere ucciso un vecchio camerata dicendo “L’ha ucciso Roma” . Non a caso, lo scarto più importante rispetto all’opera letteraria è proprio la totale assenza di personaggi positivi, siano essi – come nel romanzo – idealisti, rappresentanti della legge o uomini tutti d’un pezzo dal passato oscuro. Ne esce un film semplificato nell’intreccio e nelle connessioni politico/istituzionali, monodimensionale, manicheo nel ritratto dei personaggi e scolastico nelle metafore: paradossalmente però proprio questa semplicità è il punto di forza dell’opera, che intende rappresentare il nichilismo di fondo con i soli strumenti di uno stile barocco e rabbioso, estremamente iperrealista e muscolare, ma non per questo incapace di creare qualche momento di malata e allucinata poesia (come la sequenza in cui Numero 8, invasato boss di Ostia, affacciato alla finestra immagina come sarà il litorale romano dopo l’affare d’abusivismo edilizio intorno al quale ruota la vicenda). È evidente che basandosi sulla potenza stilistica e sulle fondamenta del genere action/noir purificate da ogni orpello si sia cercato di cogliere il confine tra epica e tragedia, trovandolo nella rappresentazione dura e pura dell’essenza di un male radicato fin nel più piccolo sanpietrino della Città Eterna. Eterna almeno fino all’Apocalisse raccontato nel film: sotto una pioggia incessante e quasi irreale, prima ancora che i personaggi e i loro progetti, è Roma – di (in ogni senso, non solo per la fotografia) nero vestita – a crollare. A partire dalle due sue istituzioni fondamentali: il potere religioso – con l’abdicazione di Benedetto XVI che viene quasi, tra le righe, dipinta come il motore scatenante delle vicende del film – e il potere politico, con la crisi di governo. Così, i panorami tipici della “Grande Bellezza” creano più paura che fascino, e i piccoli scorci del centro storico sono bui e opprimenti tanto quanto le stanze dei locali e degli alberghi dove il male e il crimine compiono il loro corso. Sarà inevitabile analizzare, come è stato per Romanzo Criminale, il film in un’ottica cross-mediale, dato che ne verrà prodotta una serie tv. Efficace colonna sonora degli M83, e grande gruppo d’interpreti, in cui ai punti vincono i superlativi Claudio Amendola e Alessandro Borghi.
Suburra [Italia 2015] REGIA Stefano Sollima.
CAST Claudio Amendola, Pier Francesco Favino, Elio Germano, Alessandro Borghi, Greta Scarano.
SCENEGGIATURA Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Giancarlo De Cataldo, Carlo Bonini (tratta dal romanzo Suburra di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini). FOTOGRAFIA Paolo Carnera. MUSICHE M83.
Noir/Drammatico, durata 130 minuti.
Pingback: La Top Ten Mediacritica 2015 - Mediacritica – Un progetto di critica cinematografica