SPECIALE PIANETA ROSSO
“I’m going to science the s*** out of this!”
Robinsonade (da Robinson Crusoe) è il termine inglese che definisce la storia di sopravvivenza di un naufrago che si trova a combattere con la natura ostile per sopravvivere mentre attende di essere soccorso. Il nuovo film di Ridley Scott è una “robinsonata” nello spazio, collocata in un futuro molto vicino.
L’astronauta Mark Watney è dato erroneamente per morto e viene abbandonato sul pianeta rosso. Ferito e demoralizzato, dovrà arrangiarsi per sopravvivere a un lungo periodo di isolamento nonostante la penuria di cibo e acqua, alla quale porrà rimedio facendo ricorso a tutte le sue conoscenze scientifiche di botanico. Emerge subito un punto debole del film, il bisogno, comune a tanta fantascienza USA, di spiegare ogni sequenza con lunghe elucubrazioni (pseudo) scientifiche, francamente inutili e che dirottano l’attenzione sulle – inevitabili – inesattezze. Sarebbe stato sufficiente ambientare The Martian in un futuro più remoto e raccontare la stessa storia giustificando tutte le tecnologie inesistenti col progresso compiuto dall’umanità. Il problema è che si sarebbe perduta quell’estetica di realismo che distingue sempre più i contemporanei film di esplorazione spaziale, pensati per intercettare un pubblico istruito ma non troppo, affascinato dalle discipline scientifiche ma disinteressato a studiarle. Sarebbe saltata anche la collaborazione con la NASA, che ha certamente colto l’opportunità di rendere di nuovo popolare l’esplorazione del pianeta rosso ed è citata esplicitamente nel film. I satelliti che orbitano intorno a Marte riveleranno il movimento di veicoli e, quindi, gli osservatori della NASA tenteranno di mettersi in contatto con Mark e assumeranno presto un ruolo importante di supporto al naufrago spaziale e di gestione delle informazioni da rivelare alla stampa. Un altro problema di The Martian è la scarsa economia narrativa: troppi i personaggi appena tratteggiati, troppi i conflitti inutili e blandi interni al personale NASA. Sembra, insomma, che a The Martian manchi il coraggio di adattare il materiale letterario da cui è tratto, limando via tutto ciò che è inutile ai fini della narrazione per immagini. Peccato, perché sarebbe bastato davvero poco per trasformarlo in un buon film di fantascienza sulla sopravvivenza in un ambiente ostile. Le immagini del pianeta rosso, girate nel deserto della Giordania, sono molto efficaci e Matt Damon calza ottimamente nei panni di uno spassoso botanico che non ha proprio intenzione di morire nello spazio. Purtroppo, la mancanza di arte narrativa e la lunghezza ingiustificata rendono The Martian l’ennesimo sci-fi di scarso peso, senza dubbio guardabile ma irrilevante.
Sopravvissuto – The Martian [The Martian, USA 2015] REGIA Ridley Scott.
CAST Matt Damon, Jessica Chastain, Kristen Wiig, Jeff Daniels, Michael Pena, Chiwetel Ejiofor.
SCENEGGIATURA Drew Goddard. FOTOGRAFIA Dariusz Wolski. MUSICHE Harry Gregson-Williams.
Fantascienza/Avventura/Drammatico, 131 minuti.
E’ un ottimo film, davvero riuscito in ogni suo aspetto
D’accordissimo!
“…l’ennesimo sci-fi di scarso peso, senza dubbio guardabile ma irrilevante.”
Insomma senza parlare del merito del film si arriva a una conclusione affrettata e poco argomentata. La riproposizione delle critiche fatte a Interstellar di Nolan.
Ma che importanza hanno l’esattezza delle teorie astrofisiche in un film di fantascienza.
(P.S. non andremo domani su marte)
Perché “senza parlare del merito del film”? Mi pare di aver analizzato The Martian, per quanto possibile in 2500 caratteri. Puoi non essere d’accordo ma le mie conclusioni non sono affrettate né poco argomentate.
L’esattezza delle teorie scientifiche non ha alcun peso all’interno di un film di fantascienza a patto che il “realismo” non sia tra le premesse del film. È un problema di patto narrativo: nessuno si lamenta del fatto che Brazil o Star Wars non sono realistici perché non hanno mai provato a esserlo. Al contrario, film come Interstellar e The Martian contengono delle vere e proprie lezioncine di fisica rivolte allo spettatore e dovrebbero, per coerenza, evitare le castronate scientifiche. Almeno quelle grosse. È un problema di coerenza della narrazione, non me ne frega nulla dell’esattezza scientifica.
Comunque sto solamente ripetendo cose già scritte nella recensione.
la resurrezione di Scott dopo Exodus! Grandissimo “The Martian”
The Martian ancora non l’ho visto, ma sottoscrivo in pieno quanto scrive Stefano su Interstellar e la sua pretesa di realismo con lezioncine di fisica annessa. Pietà.