Fenghuang
Il ritorno del maestro taiwanese Hou Hsiao-Hsien confonde lo stridio delle spade con i tormenti di un amore interrotto nella Cina del IX secolo devastata dai contrasti tra le province dissidenti e l’impero. The Assassin è la storia di una mitica fenice risorta dalle proprie ceneri dopo essersi consumata in un desiderio impossibile.
Cinema di complementarietà e di contrasti, che parla di alterità e identità irriducibili. Questo il sostrato umanistico da cui il regista parte per forgiare, in forma di elegante melodramma wuxia, un mosaico splendente di colori e suoni delicati. The Assassin depista lo spettatore servendogli senza intermediazioni narrative – nessun flashback, nessuna digressione e quasi nessuna didascalia – un susseguirsi di suggestioni visive partendo da un calligrafico bianco e nero che scava nelle profondità emotive dell’eroina protagonista. La storia delle faide tra le province in rivolta contro il potere centrale non disperde l’incanto che si moltiplica come un contagio tra corpi aerei che fluttuano, foreste sterminate, acque limpide e vasti paesaggi che si perdono oltre l’orizzonte. Il tempo del mito si salda così al rito bellico del cavaliere errante, il costume quotidiano e le rappresentazioni familiari narrate nei chuanqi sono indagate con intimo realismo dalla macchina da presa e si stagliano all’interno di una composizione pittorica gravida di rossi accesi, blu e neri, che diventa cornice (anche narrativa, come insegna la tradizione iniziata con Le Mille e una notte) di un dramma “sospirato” d’amore e morte. Nie Ynniang (Shu Qi), angelo della vendetta rientrata dopo l’apprendistato militare nella sua terra, è incaricata di uccidere suo cugino Tian Ji’an, il governatore della provincia dissidente di Weibo, ma riesce solo a seguirlo come un’ombra nascosta dietro i teli preziosi delle stanze regali perché, innamorata di lui fin da quando gli fu promessa sposa, non riesce a colpirlo mortalmente. Si narra, dunque, la storia di un duplice e triste ammutinamento, di un cuore raggelato e indomito e di una ragione di stato che oppone la prospera dinastia Tang ai governatori ribelli che minacciano l’insubordinazione. Azioni e sguardi, sospiri e parole si intrecciano e si dilatano abbracciando la pienezza melodrammatica dell’essere nel segno metaforico del volo e del numinoso, saldati insieme nella figura del Fenghuang, il volatile sacro della mitologia cinese. Nie Ynniang, splendida fenice rinascente, è in perenne ricerca della sua metà maschile che gli fu negata da interessi politici, la desidera e la vorrebbe per sé, dentro lo spazio dell’inquadratura che non prevede distanze ravvicinate, ma solo campi lunghi e immersioni lontane in una natura senza confini.
The Assassin [Nie Yin Yang, Taiwan/Cina/Hong Kong/Francia 2015] REGIA Hou Hsiao-Hsien.
CAST Shu Qi, Chang Chen, Zhou Yun, Tsumabuki Satoshi, Juan Ching-Tian.
SCENEGGIATURA Hou Hsiao-hsien, Chu Tien-wen, Hsieh Hai-meng, Zhong Acheng. FOTOGRAFIA Mark Lee Ping Bing. MUSICHE Lim Giong.
Azione/Drammatico, durata 105 minuti.