Dai diamanti non nasce niente
Quasi come Dumas? Non proprio. Ne I tre moschettieri di Paul W.S.Anderon, gli spadaccini più celebri di Francia funzionano giusto in qualità di brand.
Ben vengano dunque i magnifici quattro, la languida Milady e il bieco Richelieu, i primi “tuttiperunointenti” a proteggere il re dalle trame dei secondi, ma le assonanze finiscono qui. Il resto è un film rocambolesco dove l’estetica da cappa e spada sposa gli eccessi dello steampunk. Athos (Matthew Macfadyen) emerge dalle acque di Venezia (!), con “mise” subacquea e armi spara-frecce, Aramis (Luke Evans) si lancia dai tetti come Batman, mentre Porthos (Ray Stevenson) scardina catene che neanche Sansone e Milady (Milla Jovovich), insospettabile ginnasta, si divincola tra le trappole con acrobatico erotismo. Fino a qui tutto bene. Nessun dubbio che l’adattamento fosse puramente pretestuale. A lasciare perplessi, oltre al 3D quasi superfluo, sono una certa cialtroneria nello spessore dei personaggi e un uso smodato degli ambienti in computer graphic. Passino le mappe digitali che introducono prologo e spostamenti- espediente godibile per quanto abusato- ma da un esperto miscelatore di media come Anderson (Resident Evil, Death Race, Resident Evil:Afterlife) ci si aspettano soluzioni non soltanto di comodo. Invece, forme e tecniche del videogame ricoprono il ruolo di mero surrogato, funzionale a sintetiche location, marchingegni fantascientifici e incomprensibili automatismi. Inoltre, se lo script è efficace sul piano del ritmo, incalzando un crescendo di gag picaresche, non supporta altrettanto il cast da capogiro, costretto a scegliere tra un carattere sbiadito e la macchietta caricaturale. Nella trama edulcorata dagli aspetti più torbidi, i moschettieri gigioneggiano senza strafare, Richelieu (Cristoph Waltz) congiura senza impegno e Milady perde ogni ambiguità- il suo lato più incantevole di sempre- ridotta, con Buckingam (Orlando Bloom), alla parte di villain senza appello. Meno sprecato Mads Mikkelsen nel ruolo di Rochefort- dunque di nuovo orbo, come in Valhalla Rising (2009)- mentre certe evoluzioni della Jovovich strizzano l’occhio a Matrix (1999) e ad Entraptment (1999). Nella cornice spettacolare, tra un’aero-nave e uno scoppio di cannone, si insinua la sottotrama del primo amore tra D’Artagnan e Costanza, parallelo a quello delle due Maestà, con i toni tipici e delicati dell’intrattenimento per famiglie. Colpisce, allora, il richiamo latente a una crisi generalizzata che ai potenti, inetti o corrotti, affianca una Chiesa fin troppo temporale. Condannata da Aramis perché “lontana da Dio”, essa assume, nella gomena cardinalizia, le fosche sembianze di uno scheletro ghignante, con la falce in una mano e nell’altra il Crocifisso! Non c’è dunque da stupirsi se gli eroi antepongono l’amore di una donna a quello per la Nazione, il raccoglimento laico alle vesti ecclesiastiche e, nel momento della vittoria, rivendicano orgogliosamente lo status di outsider. Poveri, sì, ma con dignità.
I tre moschettieri [The Three Musketeers, Regno Unito, Francia, Germania 2011] REGIA Paul W. S. Anderson. CAST Logan Lerman, Milla Jovovich, Orlando Bloom, Christoph Waltz, Matthew Macfadyen, Ray Stevenson, Luke Evans SCENEGGIATURA Paul W.S. Anderson, Andrew Davies. FOTOGRAFIA Glen MacPherson
Avventura, 110 minuti