Ritorno a casa
Per riassumere al meglio trama e contenuti dell’ultima opera di Emilio Estevez basterebbe la drastica e tranciante sentenza data dal critico Mick LaSalle per il San Francisco Chronicle: “Un rispettabilissimo noiosissimo film”. In effetti il flusso lento e inesorabile che scandisce lo svolgimento di Il cammino per Santiago appare talmente tanto continuato e pressante da non poter risultare casuale, quanto piuttosto una precisa scelta registica.
Il primo e unico colpo di scena Estevez lo gioca subito, dopo appena un paio di minuti: la morte di un figlio adulto, comunicata al padre mentre quest’ultimo sta amabilmente giocando a golf. Se l’eventualità di un genitore che sopravvive alla propria prole è già di per sé una tragedia, in questo caso ad aumentare il carico di emotività contribuiscono le circostanze: Daniel muore dopo aver rinunciato ad un’esistenza di agiatezze e aver intrapreso il Cammino di Santiago, la famosa via di pellegrinaggio verso Compostela, in Spagna. A papà Tom (interpretato da Martin Sheen, vero padre di Estevez) non rimane che l’elaborazione del lutto, attraverso l’apparentemente scriteriata decisione di portare a compimento egli stesso quel viaggio. Anche perché Tom ha sempre accettato le decisioni di Daniel senza comprenderle, rimanendo ancorato alla lapidaria verità che gli si è abbattuta contro in uno degli ultimi momenti passati assieme: “Non hai scelto la vita, papà, ne vivi semplicemente una”. Dietro la cinepresa, il regista Estevez sfugge pervicacemente alle trappole retoriche dell’on the road eludendo ogni possibile spettacolarità e rivestendo il protagonista di un’umanità ben lontana dalle spavalderie over 60 cui ultimamente il cinema yankee ci ha abituato: qua non ci sono “mercenari” ipertrofici pronti a conquistare il mondo a suon di botte, ma un piccolo e perplesso Martin Sheen che arranca e inciampa, lemme lemme, accettando l’inevitabilità del tempo che passa. È forse questo l’aspetto migliore di una pellicola che, concentrandosi su fotografia e ambientazione naturalistica, finisce purtroppo per incartarsi su stereotipi e psicologie da cartolina. Lungo la strada al nostro antieroe si affiancheranno spagnoli che giocano a fare i toreri, olandesi con la cannabis sempre a portata di tasca, irlandesi alcolisti e una comunità zingara che danza attorno al fuoco, capitanata da un capopopolo identico a Tonino Carotone. A tenere unite le tappe del percorso una colonna sonora indie-pop astuta oltre ogni dire, che inanella New Slang degli Shins, Thank You di Alanis Morrisette e Lost! dei Coldplay. E che finisce per farci accettare i piccoli/grandi errori di un film imperfetto, guardando alla grandezza cui aspirava più che all’altalenante risultato finale.
Il cammino per Santiago [The Way, USA/Spagna 2010] REGIA Emilio Estevez.
CAST Martin Sheen, Emilio Estevez, Deborah Kara Unger, Ángela Molina.
SCENEGGIATURA Emilio Estevez (tratta dal libro Off the Road: a Modern-day Walk Down the Pilgrim’s Route into Spain di Jack Hitt). FOTOGRAFIA Juanmi Azpiroz, Anthony Von Seck, Emilio Estevez. MUSICHE Tyler Bates.
Drammatico, durata 121 minuti.