Qualche volta ai vampiri l’argento piace
Il vampiro non muore mai. Questo non solo nel folklore e nella leggenda, ma anche nel cinema: i vampiri sul grande schermo infatti sono vecchi quasi quanto la stessa Settima Arte, siano essi più o meno direttamente riconducibili all’opera di Bram Stoker.
Uno dei pochi protagonisti del cinema horror che non aveva ancora affrontato la più celebre creatura delle tenebre era Dario Argento, il quale ha rimediato alla mancanza con Dracula, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes. Il film è ispirato a grandi linee al romanzo di Bram Stoker, usato come cornice generale per situazioni e personaggi riconoscibili e da cui pure si differenzia in molti aspetti anche significativi. Viene evitata quindi la semplice e didascalica traduzione in immagini dell’opera letteraria, che per un regista visionario ma anche narrativamente anarchico come Argento sarebbe stata probabilmente deleteria. Rimanendo ancora lontano dagli antichi splendori ma anche dalle recenti cadute, il regista regala un’opera di buon artigianato, coinvolgente al punto giusto, con qualche ottima scena e qualche altra un po’ più raffazzonata, dichiaratamente di serie B anche se non privo di raffinatezze e zampate da maestro. L’immaginario di riferimento principale è il gotico, di cui ritornano molti luoghi ricorrenti e che riecheggia nelle luci, negli ambienti e nelle atmosfere: così in certi momenti sembra quasi di essere in un film della Hammer, omaggiata direttamente da piccoli elementi e particolari presenti qua e là, come per esempio il fondale montano dichiaratamente finto, molto anni Cinquanta, visibile all’arrivo di Jonhatan Harker alla stazione del villaggio. L’ambientazione gotica non impedisce ad Argento di lasciare alcune sue firme tipiche e di riprendere elementi ricorrenti del suo cinema: oltre alla proverbiale sanguinarietà delle uccisioni e la disattenzione verso gli aspetti più strettamente narrativi, i primi piani degli insetti in cui frequentemente il Conte si trasforma ricordano Phenomena, così come la luminosità e l’irrealtà dei colori in certe scene rimanda alla ricerca sull’illuminazione presente nei suoi film tra gli anni Settanta e Ottanta (da Suspiria, con cui Dracula ha in comune Luciano Tovoli come direttore della fotografia, in giù). L’abile utilizzo della tridimensionalità permette di sfruttare appieno l’atmosfera di inquietudine e di terrore già creata dalla scelta di location e di ambienti adeguati (il “Ricetto” di Candelo, villaggio medievale nel biellese). Insomma, il Dracula di Dario Argento non sarà memorabile, ma l’incontro tra uno dei maestri del cinema horror e uno dei miti e delle icone principali del terrore non lascia insoddisfatti.
Dracula (Id., Italia/Francia/Spagna 2012) REGIA Dario Argento
CAST Thomas Kretschmann , Rutger Hauer, Marta Gastini, Asia Argento.
SCENEGGIATURA D. Argento, Enrique Cerezo, Stefano Piani, Antonio Tentori FOTOGRAFIA Luciano Tovoli MUSICA Claudio Simonetti.
Horror, 106 minuti