Dentro i margini
Alessandro, frontman cinquantenne di una band di musica popolare, gira la Sardegna suonando per poche distratte persone in luoghi dimenticati e inospitali. Una sera, dopo un concerto, cerca con violenza di avere soldi dalla madre ricevendo in cambio un TSO. Nella clinica dove viene ricoverato incontra Francesca, giovane madre che ha perso la custodia del figlio. Senza pensarci troppo, si aggrappa alla sua voglia di rivedere il bambino e la accompagna in un viaggio disperato verso Cagliari.
La cinematografia sarda è un unicum nel panorama italiano contemporaneo. Possiamo parlarne come dell’unico vero movimento di autori a carattere regionale – anche se nessuno di loro sarebbe d’accordo con questa definizione – capace di raccontare il Paese attraverso i paesi. Ognuno lo fa a modo suo: Salvatore Mereu attraverso i coming of age, Giovanni Columbu sondando l’insondabile, lo spirito, Enrico Pau cercando nel presente tracce del passato e Bonifacio Angius, ultimo entrato ma solo per meri motivi anagrafici, raccontando i sentimenti dei dimenticati. Tra Alessandro e Francesca, protagonisti di Ovunque proteggimi, e Angelo, centro nevralgico del precedente Perfidia (2014) c’è al massimo una superstrada, quella che i primi imboccano nel tentativo di recuperare un’umanità strappatagli di dosso e che il secondo subisce, chiuso nel suo immobilismo.
«Tutte le volte che mi trovo alle prese col raccontare una storia e dei personaggi, mi scopro a ragionare sempre sullo stesso enigma. A riflettere su come sarebbe stata la mia vita se lungo la strada non avessi incontrato quella grande passione che è il cinema» dice lo stesso regista, mettendosi così nei panni di ognuno di quei personaggi di cui sa tutto prima ancora che esistano. Il pedinamento zavattiniano non ha più senso perché l’autore è pienamente inserito nel contesto che vuole raccontare, la marginalità è solo un effetto ottico di chi guarda dall’esterno e non capisce che quei margini non dividono niente ma sono essi stessi l’unico scenario possibile. Un mondo che ha una provincia sterminata, dove la tv è ancora maestra – nel suo delirio a casa della madre Alessandro si dispiace solo di averle rotto il televisore e Francesca, nella clinica, gli dice che ha i capelli lisci lisci “Studio Line” – e dove la notte ci si ripara nei bar trasformati in sale VLT per non sentirsi soli. Come già Claudio Caligari in Non essere cattivo, anche Angius individua nelle slot di quartiere e nel gioco d’azzardo legalizzato la nuova eroina, emblema di una civiltà che per evadere dal reale non ricerca più il piacere o il contatto fugace con altre realtà bensì la ricchezza immediata.
In questo mondo dove tutto è terreno il sacro si dilegua, e anche quell’ “ovunque proteggimi” inciso su un santino Francesca non lo rivolge alla Madonna ma all’essere umano che ha deciso di starle vicino: Alessandro.
Ovunque proteggimi [id., Italia 2018] REGIA Bonifacio Angius.
CAST Alessandro Gazale, Francesca Niedda, Antonio Angius, Gavino Ruda, Teresa Soro.
SCENEGGIATURA Bonifacio Angius, Fabio Bonfanti, Gianni Tetti, Vanessa Picciarelli.
FOTOGRAFIA Pau Castejon Ubèda. MUSICHE Carlo Doneddu.
Drammatico, durata 94 min.