Distopia sentimentale
David, un Colin Farrell baffuto e sovrappeso, è triste: lasciato dalla moglie sarà costretto a entrare, insieme a uomini e donne single, in un hotel-prigione nel quale avrà quarantacinque giorni di tempo per trovare una potenziale compagna o, come gli altri ospiti, sarà trasformato in animale. Unica alternativa è la fuga e l’entrata in clandestinità nel gruppo dei solitari, coloro che rifiutano l’obbligo alla vita di coppia preferendo un’esistenza da single esclusi dalla società.
Yorgos Lanthimos, regista greco al primo film in inglese, immagina un futuro distopico popolato da un’umanità infelice, depressa e incapace di provare autentiche emozioni. Vedove, separati e casi umani assortiti incrociano le loro solitudini in uno spazio asettico lontano dalla città cercando una persona compatibile con cui ritornare nel mondo civile, ma anche preparandosi a scegliere la veste animale in cui continuare l’esistenza (da qui l’aragosta del titolo, scelta da David). La compatibilità con l’altro può scaturire da un comune e tangibile difetto fisico (la miopia del protagonista) o da un tratto caratteriale particolarmente pronunciato (l’orribile e a un tempo spassosa “donna senza cuore” che David tenta di conquistare). Lanthimos lancia uno sguardo ironicamente crudele sulla società contemporanea in cui ruoli, aspettative e convenzioni sociali costringono spesso a scelte personali non dettate da sentimenti autentici, e nel suo ritratto amaro non risparmia né le coppie “di comodo”, né i single “per principio”. L’umorismo nero politicamente scorretto che pervade ogni scena del film è spesso irresistibile e Lanthimos si sbizzarrisce in una serie di trovate, a volte fin troppo sopra le righe, giocando con lo stile e il tono del racconto, in una prima parte da commedia grottesca popolata da figure disadattate che ricordano alcuni personaggi dei fratelli Coen (non casuale il Premio della giuria vinto dal film a Cannes con i due registi come presidenti) immerse però in un’atmosfera rarefatta e surreale alla Kaurismaki, e una seconda più dinamica e drammatica, dove prende il sopravvento David che, pur incapace come tutti gli altri di relazionarsi normalmente con l’altro sesso, è ancora in grado di provare sentimenti autentici e di innamorarsi non per obbligo, ma all’improvviso e proprio quando non dovrebbe, pronto a tutto pur di vivere la sua passione proibita con una donna nel gruppo dei solitari. Il black humour di Lanthimos è a tratti estremo, certamente non per tutti i gusti, ma capace, se si accettano le regole inverosimili del suo mondo, di divertire in modo autentico. The Lobster è un film imperfetto in grado però di sorprendere, virtù non di poco conto nella montante massificazione del cinema contemporaneo, e Lanthimos, poco più che quarantenne, insieme al più giovane Avranas di Miss Violence, lasciano ben sperare per il futuro, almeno cinematografico, della Grecia.
The Lobster [id., Grecia/Gran Bretagna/Irlanda/Paesi Bassi/Francia 2015] REGIA Yorgos Lanthimos.
CAST Colin Farrell, Rachel Weisz, Léa Seydoux, John C. Reilly, Ariane Labed.
SCENEGGIATURA Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou. FOTOGRAFIA Thimios Bakatakis.
Commedia/Fantascienza, durata 118 minuti.