Malinconica leggerezza
Matteo ed Ettore sono fratelli che non hanno quasi nulla in comune. Il primo, più giovane, è un imprenditore dinamico e di successo, omosessuale dichiarato, che si gode l’agiatezza economica vivendo in un super attico in centro a Roma, quasi sempre affollato da amici con cui condivide serate all’insegna della leggerezza (mixata con alcol e droghe); il secondo è un uomo dimesso, professore di scienze in una scuola di provincia, che non ha “fatto strada nella vita” e che, dopo essersi innamorato di un’insegnante trentenne, ha deciso di separarsi dalla mal sopportata moglie, senza però iniziare una relazione con la giovane collega per non turbare il figlio di dieci anni rimasto con la madre.
Due uomini agli antipodi, che si frequentano di rado e si conoscono solo superficialmente, ma inaspettatamente si troveranno a condividere la stessa casa: Ettore ha un tumore incurabile e Matteo, tenendolo all’oscuro della gravità della sua condizione, decide di ospitarlo per aiutarlo nelle cure. Al secondo lungometraggio dopo il riuscito Miele, Valeria Golino torna ad affrontare il tema della malattia, e di come questa condizione particolare influenzi i rapporti umani, in questo caso all’interno del nucleo familiare. Approfondendo la relazione tra i due fratelli, scavando dentro le loro personalità, mettendone a nudo abitudini, vizi, fragilità ed emozioni, la regista riesce a costruire due personaggi a tutto tondo, attraverso i quali può affrontare le tante sfumature della vita, dalle più vacue alle più profonde, toccando con una sensibilità non comune diversi registri espressivi, dalla commedia al dramma. Grazie alla perfetta intesa tra Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea – con il primo diretto magnificamente (forse non un caso) dalla donna che è stata anche sua compagna di vita – Euforia trascende i limiti di una trama non particolarmente originale per salire a un livello più alto, nel quale la naturale sospensione dell’incredulità che ci accompagna nel buio della sala non ha bisogno, nemmeno per un attimo, di essere attivata. Lontana da ogni forma di pietismo e retorica, distante dallo sguardo chiuso – macchiettistico e provinciale – di tanto cinema italiano contemporaneo, la Golino attinge con sapienza alla tradizione della commedia all’italiana, mescolando malinconia e leggerezza (Matteo ed Ettore che ballano in ospedale sul motivo di Guardo gli asini che volano nel ciel del celebre I diavoli volanti con Stanlio e Ollio), spaziando dalla satira di costume (la chirurgia estetica a cui fa ricorso Matteo; il viaggio dei due fratelli a Medjugorje) ai rimandi critici all’attualità (“campi profughi, ma col parquet”). Sorretto dai suoi attori e da una regia che fa della sensibilità il suo punto di forza, Euforia si candida a essere uno dei film italiani più riusciti dell’anno.
Euforia [Italia 2018] REGIA Valeria Golino.
CAST Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi, Jasmine Trinca.
SCENEGGIATURA Valeria Golino, Francesca Marciano, Valia Santella. FOTOGRAFIA Gergely Pohárnok. MUSICHE Nicola Tescari.
Drammatico, durata 115 minuti.