È nato un autore
Carolina ha da poco perso il marito Mario. Il funerale è alle porte ma lei non riesce a piangere, al contrario ride, come le rinfaccia il figlio Bruno impegnato a mettere in scena la cerimonia funebre assieme a un amico.
Quasi dispiace che Mastandrea sia così presente davanti alla macchina da presa (7 i film a cui ha partecipato nel 2018) e che solo ora, nel periodo della piena maturità artistica, ci conceda un assaggio del suo sguardo da regista. Perché Ride, il suo esordio, è una delle opere italiane più sorprendenti degli ultimi anni. Sempre il lavoro come punto di partenza e di arrivo – come nell’unica altra prova da regista datata 2005 Trevirgolaottantasette – e sempre un certo tipo di lavoro, quello operaio, lo stesso che Stéphane Brizè in En guerre descrive internamente, nel processo estenuante di guerra ai padroni e che Mastandrea, invece, vuole raccontare attraverso il punto di vista di chi resta. L’elaborazione inaccettabile del lutto da parte della moglie Carolina, la sublimazione della perdita mediante la pubblica piazza del figlio Bruno e il rifiuto abbrutito del padre Cesare, colpiscono al cuore per quella scorrettezza emotiva ormai scomparsa dalle cronache nostrane a seguito di anni di reazioni confezionate e lacrimoni telecomandati. Se esiste un pensiero unico in Italia oggi non è quello di Salvini o Di Maio ma di Maria de Filippi, l’art director dei palinsesti nazionali, “mamma” di quell’unico format che da Amici a Sanremo contamina anche i quiz, genere televisivo storicamente anaffettivo: guardate una puntata di The Wall e capirete. In questo mondo distopico Ride è la pillola rossa e Mastandrea un autore capace di (de)scrivere il presente come pochi altri smarcandosi, nonostante la giovane età registica, da una serie di bug che condizionano gran parte del cinema italiano: la perversione per la romanità provinciale (parlata, vissuta, subita) e il “nuchismo”, solo per citarne due delle più visibili.
Possiamo tornare a parlare di grammatica delle immagini, di utilizzo dei piani non come necessità ma come scelta, di un intreccio che, pur tenendo assieme tre linee narrative, non lascia nessuno per strada e si concede anche il lusso, tanto è solido nelle sue fondamenta, dell’ironia e di una piccola incursione nel magico. Ride è un film di Valerio Mastandrea e, come si dice riferendosi ai grandi autori, non potrebbe essere altrimenti.
Ride [id., Italia 2018] REGIA Valerio Mastandrea.
CAST Chiara Martegiani, Arturo Marchetti, Renato Carpentieri, Stefano Dionisi, Milena Vukotic. SCENEGGIATURA Enrico Audenino, Valerio Mastandrea. FOTOGRAFIA Andrea Fastella. MUSICHE Riccardo Sinigallia, Emiliano Di Meo.
Drammatico, durata 95 min.