La verità della memoria
Los Angeles, 2049. In una società devastata dal cambiamento climatico e costretta a drastiche misure di contenimento, la preservazione della razza umana è messa a rischio dagli sviluppi della stessa tecnologia. I replicanti di generazione più avanzata, i Nexus 8, sono banditi da tempo dalla Terra, ma le unità blade runner responsabili della loro terminazione rimangono attive. In missione speciale per esplicare uno di questi ritiri, l’agente K. fa una scoperta inaspettata…
Trent’anni dopo gli eventi raccontati da Ridley Scott, Denis Villeneuve (Prisoners, Sicario, Arrival) ci trasporta in scenari post-apocalittici di un mondo alienante e straziato, in cui le continue inondazioni e le saturazioni derivanti dall’accumulo di immagini e luci artificiali delineano atmosfere di inquietante natura distopica. È evidente l’influenza del DNA cinematografico del predecessore, dalla commistione di generi che marca lo stile della rappresentazione (fantascienza e noir in primis) alla colonna sonora di Wallfisch e Zimmer di evidente matrice vangelisiana; dal tessuto narrativo ricco in rimandi e significati multipli – dopotutto, è lo stesso Hampton Fancher, quello del primo Blade Runner, a firmare la sceneggiatura – all’uso espressivo della fotografia, opera di Roger Deakins. L’alternanza contrastata di luce e oscurità è ciò che definisce il microcosmo cittadino di Blade Runner 2049. Ma oltre i confini di una città chiusa su stessa, diverse tonalità di luci e colori – ocra, rosso – dinamizzano gli spazi in cui gli eventi accadono. Esce così, fuori dal suo stesso orizzonte di definizione, il film del regista canadese: fuori dalle limitazioni di un discorso ripetitivo o ossequiante, fuori dal senso restrittivo di un’opera quale (semplice) replicante di se stessa. Blade Runner 2049 aggiorna un discorso iniziato 35 anni fa e, nel presentare una linea di sviluppo plausibile per la storia d’amore tra Deckard e Rachel, si offre anche come risposta al desiderio implicito del morente Roy Batty nel finale del film dell’82: continuare a vedere cose fino a quel momento neanche immaginate. Perchè la potenza espressiva di questi 163 minuti di viaggio nella memoria, di ricerca imprescindibile della verità, di bisogno umano di un’identità definita, risiede nel loro farsi pura esperienza sensoriale. Blade Runner 2049 è un film fatto per essere ascoltato, percepito, assorbito, ma soprattutto visto. Un film elegante nell’accoglienza formale di temi trattati in altre opere – tra le varie, Terminator, A.I., WALL-E, Lei – ma anche un film che crea un suo personale paradigma di senso oltre la ricchezza del testo precedente, nella grandiosità di un montaggio e di una mise-en-scène che conferiscono alla storia un ritmo e un respiro nuovi. Definito da The Guardian “a gigantic spectacle of pure hallucinatory craziness”, Blade Runner 2049 è un must-see nel senso letterario dell’espressione, intriso di suggestioni, incontri memorabili e momenti di vibrante intensità. È tempo di andare al cinema.
Blade Runner 2049 [Id., USA/Canada/Gran Bretagna 2017] REGIA Denis Villeneuve.
CAST Ryan Gosling, Harrison Ford, Dave Bautista, Jared Leto, Ana de Armas, Robin Wright.
SCENEGGIATURA Hampton Fancher, Michael Green. FOTOGRAFIA Roger Deakins. MUSICHE Hans Zimmer, Benjamin Wallfisch, Jóhann Jóhannsson.
Azione/Fantascienza/Avventura/Thriller, durata 163 minuti.