Schermi opachi
Chissà se, prima di scrivere la sceneggiatura del debole Il buongiorno del mattino, prodotto dalla Bad Robots di J.J. Abrams, la specialista in commedie Aline Brosh McKenna (Il diavolo veste Prada) si è seduta sotto la statua di Gertrude Stein a New York, come fa la protagonista del film.
La volenterosa Rachel McAdams ce la mette tutta per interpretare al meglio il ruolo di Becky Fuller, giovane e nevrotico produttore esecutivo, che pensa solo al lavoro ed è un disastro con i corteggiatori. Dare le capocciate al muro in ben due sequenze, però, è troppo anche per il personaggio un po’ autolesionista di un film a metà, nelle intenzioni e nei modelli troppo alti per Roger Michell, tra la screwball e la sophisticated comedy. Se poi Becky chiama anche i taxi con un fischio e l’isterica ex reginetta di bellezza Colleen (Diane Keaton) esce dalle stanze sbattendo la porta con esagerata teatralità, la verosimiglianza svanisce. La galleria di personaggi monodimensionali comprende anche il giornalista premio Pulitzer Mike Pomeroy di Harrison Ford, che ha solo due espressioni: con gli occhiali e senza occhiali. Il suo carattere burbero ovviamente nasconde un cuore d’oro e tanta, tanta solitudine.
La satira del mondo della tv americana, schiavo degli ascolti e dominato da reality e infotainment, appare superficiale e la sua conoscenza è solamente ostentata attraverso una serie di citazioni nei dialoghi e di apparizioni di celebrità (davvero trash il duetto hip hop tra la Keaton e 50 Cent). La sottotrama sentimentale della relazione tra Becky e Adam (Patrick Wilson) non è sviluppata e il film ha una certa ambiguità ideologica. Il pubblico sa davvero quel che vuole e rifiuta lo zuccherino dell’intrattenimento decerebrato, come sostiene Pomeroy? Oppure ha bisogno della tv spazzatura ideata da Becky? Soprattutto, al cinema ha bisogno di commedie dallo sguardo miope, dallo stile anonimo – musiche ruffiane e corsa con ralenti nel finale le uniche scelte chiare di una regia priva di personalità – e omologato?