Once upon a time in Manciuria
Passato nel 2009 al Far East Film Festival di Udine, The Good The Bad The Weird esce nelle sale italiane a distanza di addirittura tre anni dalla sua realizzazione.
Nel frattempo il regista Kim Jee-woon ha avuto tempo di proseguire la sua carriera in madrepatria (I Saw the Devil, visto a Torino l’anno scorso) e di iniziarne una nuova in America, per il ritorno sulle scene di Arnold Schwarzenegger (con The Last Stand). Rivisto oggi, questo omaggio al western di Sergio Leone distribuito dalla benemerita Tucker Film mantiene intatte le sue caratteristiche spettacolari, sollevando altresì qualche perplessità sul perché mai una pellicola di cotanto spessore visivo non sia stata notata prima dal circuito internazionale. La trama è semplicissima, e segue pedissequamente gli stilemi narrativi di quello che Andrè Bazin definì “il genere americano per eccellenza”: nelle ampie distese della Manciuria anni ’30 tutti inseguono una fantomatica mappa del tesoro, attirati dalla promessa di facile ricchezza. I più agguerriti sono il serioso cacciatore di taglie Park Do-won, il bandito dandy Manciuria Kid e il bizzarro e strambo ladro di pollame Yoon Tae-goo. Va da sé che la nostra immediata simpatia, più che al ligio e quadrato Buono o al cinico e leggendario Cattivo, vada allo sgangherato Matto. E la regia infatti insegue anzitutto lui, affidandogli le parentesi più squisitamente comiche e dandoci a tratti l’illusione che possa infine spuntarla sulla “concorrenza”. Nonostante la sua apparenza da pura e disimpegnata commedia action, Il buono, il matto, il cattivo è – come giustamente ha sottolineato il critico Pier Maria Bocchi – meno superficiale di ciò che sembra. Tra le righe di un congegno estetico plastico di rara maestria e genuino divertimento, emerge la Storia della “no man’s land” manciuriana di inizio Novecento. La vera battaglia impressa su celluloide è quella tra esercito giapponese occupante e movimento indipendentista coreano, combattuta nell’ambito della Seconda Guerra Sinogiapponese (il più grande conflitto asiatico del 20esimo secolo). Il caos barocco e polveroso degli inseguimenti imbastiti nel film non è dunque casuale, ma riflette il disordine nella fusione delle diverse identità nazionali in lotta per l’egemonia. Sopraffatti dall’energica e frastornante messinscena, orgia di immagini e trovate senza soluzione di continuità, si può – lecitamente – uscire rintronati e storditi dalla sala. Magari elogiando un linguaggio visivo strepitoso poco sostenuto da un intreccio banale e superficiale. Ma nella sceneggiatura di Kim c’è tutto. Basta avere orecchie per ascoltare, oltre che occhi per vedere.
Il buono, il matto, il cattivo [Joheun nom nabbeun nom isanghan nom, Corea del Sud 2008] REGIA Kim Jee-Woon.
CAST Jung Woo-sung, Song Kang-ho, Byung-hun Lee, Song Young-chang.
SCENEGGIATURA Kim Ji-Woon, Kim Min-suk. FOTOGRAFIA Lee Mogae. MUSICHE Dalparan, Jang Young-gyu.
Western, durata 139 minuti.