L’eterno ritorno
Arizona, confine con il Messico, il che nell’immaginario collettivo significa cappelli da cowboy, cheerleader e uno sceriffo che fa tutto da solo. Anche nell’immaginario del regista Kim Jee-woon la minuscola Sommerton può essere raccontata così. Solo che lo sceriffo non è il solito uomo del sud che si trova a combattere qualcosa di più grande di lui: è Arnold Schwarzenegger, che, accantonata la carriera politica, torna sul grande schermo.
Però nel frattempo gli anni sono passati, non si può ringiovanire, e bisogna fare i conti con questa inarrestabile decadenza fisica. Così vediamo il nostro eroe inforcare gli occhiali da vista per visionare la ferita inferta al povero fattore, oppure lamentarsi dopo qualche rocambolesca azione. Perché alla fine, vecchio o non vecchio, il nostro principe senza macchia risulta ancora credibile, così prende la sua squadra ridotta all’osso (da tre si passa a due membri alla velocità della luce), la rimpolpa con il pazzo del paese – interpretato da un incantevole Johnny Knoxville -, con il bello, amante dell’unica poliziotta donna che assieme al messicano trapiantato formano la squadra – perché mai i film americani dimenticano la par condicio e le minoranze sessuali ed etniche – e salva la situazione, ridicolizzando l’intera FBI. Per compensare l’irrealtà della situazione il regista strizza l’occhio costantemente all’ironia, che fa dimenticare alcune esagerazioni, soprattutto quelle in cui il protagonista settantenne riesce a sopraffare chiunque, anche il giovane spacciatore scappato all’FBI che scatena l’ennesima sfida per il vecchio sceriffo. Due le scene che meritano di essere citate e ricordate: la prima vede Schwarzenegger lanciarsi dal tetto dopo aver abbracciato il cattivo e durante il volo assestargli un colpo di pistola in testa, la seconda ha per protagonista l’anziana del negozio di bambole, che dopo aver avvertito un altro cattivone che entrare in una proprietà privata è reato, imbraccia il fucile e salva la vita allo sceriffo quasi suo coetaneo. Eppure, a parte questi momenti di dovuta e indispensabile “sospensione dell’incredulità”, le scene splatter (che sinceramente non infastidiscono) e la regia ben calibrata rendono The Last Stand un film degno del suo genere. Certo nessuno si aspetta di assistere a un capolavoro della cinematografia americana o al prossimo candidato all’Oscar, però per il genere “ammazza i cattivi” il prodotto è ben confezionato. Chi apprezza il genere e coglie lo spirito sarcastico – che spesso questi film utilizzano – può godersi un paio d’ore a cervello spento.
The Last Stand – L’ultima sfida [The Last Stand, USA 2013] REGIA Kim Jee-woon.
CAST Arnold Schwarzenegger, Forest Whitaker, Johnny Knoxville, Rodrigo Santoro.
SCENEGGIATURA Andrew Knauer, Jeffrey Nachmanoff, George Nolfi. FOTOGRAFIA Kim Ji-Yong. MUSICHE Mowg.
Azione, durata 107 minuti.