Anestesia locale
Georgio e Tony sono i protagonisti di una storia d’amore malata fin dai suoi presupposti iniziali. Lucido manipolatore lui e fragile romantica lei, le loro vite si incrociano portando ad una progressiva distruzione fisica e psicologica, soprattutto della donna.
Maïwenn sfrutta a fondo il suo tocco femminile per celare una rappresentazione vivida e lucida del degenerare di una presunta storia d’amore. Le inquadrature insistentemente vicine ai personaggi e ai loro volti cercano di rispettare la correttezza formale e di fare entrare in contatto gli spettatori con i personaggi presentati. Di fatto una vera e propria sintonia è pressoché impossibile, in conseguenza del fatto che, per una resa realistica della storia, i personaggi sono stati stilizzati e quasi privi di razionalità logica naturale. Solo in pochi frangenti i ragionamenti della coppia paiono logicamente conseguenti, riportati alla realtà dal fratello di Tony (Louis Garrel). Quest’ultimo è il personaggio che incarna la fredda razionalità dello spettatore esterno, sofferente ma incapace di entrare in sintonia con la “vittima”, ma Mon roi preferisce concentrarsi sui due protagonisti. Così facendo, la centralità della coppia è assoluta e rende in maniera accurata e appropriata il perverso meccanismo che si innesca fin dall’inizio dell’amore. Allo stesso modo però questa tensione tenuta costantemente alle stelle ha anche un effetto anestetizzante sullo spettatore, il quale, avendo velocemente acquisito le informazioni necessarie alla comprensione della situazione, vede dispiegarsi davanti ai suoi occhi un susseguirsi di episodi già immaginati. Se da un lato quindi il film chiama con successo a raccolta il pubblico per assistere ad una storia, esso non è capace di coinvolgerlo fino in fondo, provocando una sensazione dell’assurdo più che di verosimiglianza. L’assurdità sterile degli episodi non risiede tanto nei fatti stessi, quanto nel silenzio circostante la coppia. Nel complesso Mon roi raggiunge i suoi obiettivi narrativi, ma non quelli emotivi, definendosi come un film ben fatto ma riuscito solo fino ad un certo punto. La femminilità che la regista ha messo nelle immagini ha senz’altro reso possibile il buon ritratto della situazione, non privando completamente l’opera della delicatezza necessaria, anche nelle occasioni più violente (psicologicamente e fisicamente). Gli attori reggono tutti degnamente le loro parti, anche se è da dire che Garrel ne esce come il più sorprendente, lasciando intravedere in controluce molte sfaccettature di un personaggio tutto sommato secondario.
Mon roi – Il mio re [Mon roi, Francia 2015] REGIA Maïwenn.
CAST Vincent Cassel, Emmanuelle Bercot, Louis Garrel, Isild Le Besco.
SCENEGGIATURA Etienne Comar, Maïwenn. FOTOGRAFIA Jakob Ihre. MUSICHE Stephan Warbeck.
Drammatico, durata 130 minuti.