Usato sicuro
Nell’era del post-cinema dove remake e citazione sono le parole d’ordine, da qualche tempo si è diffusa un’ulteriore pratica: quella di rieditare sul grande schermo i film del passato. Ultimamente stiamo assistendo a una vera e propria invasione di opere storicizzate che ritornano al cinema, spesso in 3D oppure in digitale o semplicemente per celebrare qualche anniversario.
Positivo o negativo che sia – da un lato è giusto che le nuove generazioni conoscano la storia del cinema, dall’altro sembra un escamotage per colmare il vuoto di idee che affligge la Settima Arte – ora questo fenomeno tocca anche a Le iene di Quentin Tarantino, che ritorna in sala in occasione del ventennale. Il primo lungometraggio di quello che è uno dei migliori e più geniali autori contemporanei narra di una rapina finita nel sangue, ispirata proprio al celebre Rapina a mano armata (1956) di Stanley Kubrick. Oggi questo film ci appare “normale” ma quando uscì rappresentò una vera rivoluzione e un punto di non ritorno per il cinema. In Le iene sono già presenti gli elementi caratterizzanti la filmografia tarantiniana, che hanno fatto scuola per le pellicole a venire. Primo fra tutti il citazionismo. Tarantino omaggia – quasi plagiandolo – tutto il cinema di serie A ma soprattutto quello di serie B, oltrepassando addirittura il cinema, basti pensare alla lunga pre-credits sequence in cui i cosiddetti cani da rapina discutono su Like a Virgin di Madonna attorno a un tavolo di un fast food. Un dialogo assolutamente inutile e irrilevante ai fini della narrazione come tanti altri nella filmografia del regista. Ma ciò che più colpisce del film è l’anacronismo con cui viene raccontata la vicenda proprio come accadeva nel film di Kubrick. La rapina vera e propria non ci viene mai mostrata: noi assistiamo a ciò che accade dopo, ovvero quando i superstiti si ritrovano nel magazzino prestabilito come punto di ritrovo. La narrazione non è lineare ma vi sono continui salti temporali fra i preparativi della rapina – che non possono essere considerati dei flashback – e quanto accaduto dopo. Tarantino si diverte a scomporre la linearità degli eventi e lascia allo spettatore il compito di ricomporre il puzzle. Una caratteristica estremizzata in altri suoi film come Pulp Fiction (1994) e Kill Bill (2003-04). Infine, un cenno alla violenza esplicita che pervade il film e i personaggi: alcuni sono soltanto abbozzati, altri diventano i veri protagonisti della rapina come Mr. White e Mr. Orange, di cui conosciamo anche il passato. Nota a margine: nonostante quanto scritto (e dunque nonostante il valore oggettivo dell’esordio di Tarantino), un ventennio sembra un lasso di tempo troppo breve per celebrare un’opera che è tutt’ora celeberrima fra il pubblico, anche fra quello più giovane, che all’epoca non ebbe occasione di vederlo all’uscita in sala.
Le iene [Reservoir Dogs, USA 1992] REGIA Quentin Tarantino.
CAST Harvey Keitel, Tim Roth, Steve Buscemi, Michael Madsen, Chris Penn.
SCENEGGIATURA Quentin Tarantino. FOTOGRAFIA Andrzej Sekula. MONTAGGIO Sally Menke.
Thriller/Drammatico, durata 99 minuti.
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