Una storia crudele
Ogni mattina, Rachel Watson prende il treno che da casa la porta al lavoro nella città di New York. Lungo il tragitto, la donna osserva fuori dal finestrino scorci di vita che le passano davanti veloci.
In particolare, la sua ex-casa ora abitata dall’ex-marito Tom con la nuova moglie Anna e la figlioletta Evie; e una casa accanto, nido d’amore di una giovane coppia di sposi, Megan e Scott, felici ed innamorati. Realtà perfette e irraggiungibili, finché un giorno qualcosa nella visione rivela una discrepanza inspiegabile… La ragazza del treno, bestseller del 2015 di Paula Hawkins e per 13 settimane nella lista dei più venduti del New York Times, presenta narratrici inaffidabili, moltiplica le prospettive dalle quali la realtà è percepita e raccontata, altera la linearità temporale della narrazione. Il film di Tate Taylor (The Help) viaggia su binari paralleli e si costruisce come thriller psicologico in cui il gioco della manipolazione interseca il piano della finzione e il contesto spettatoriale. Personaggi che si osservano, si spiano sotto lo sguardo inclusivo del pubblico – come non pensare alla tematica dello sguardo magistralmente esposta da Hitchcock in La finestra sul cortile?: profili femminili ambigui e dalla sensualità torbida che si confondono e si sovrappongono – e qui il riferimento a Basic Instinct è d’obbligo; testimonianze e ricordi che si intrecciano in un caos esistenziale fatto di verità e bugie – una lezione ben appresa con Gone Girl di David Fincher. Sul piano della rappresentazione, le esistenze si frammentano sotto il peso delle parole e delle ossessioni: primi piani insistiti e soggettive, riprese in movimento, inquadrature di dettagli e particolari, immagini sfocate, cromie fredde per un mondo che isola ed allontana. E ogni soggettività diventa un puzzle emotivo da decifrare e ricomporre. Tanti, forse troppi, gli elementi da conciliare dall’opera originaria. Mai ai livelli dei citati precedenti filmici per gestione della suspense e dei colpi di scena, e per la sottigliezza nella caratterizzazione dei tipi umani, La ragazza del treno fa quel tanto che basta per suscitare il nostro interesse voyeuristico: guardare fino in fondo per trovare un senso ad una realtà (apparentemente) incomprensibile. Emily Blunt nel ruolo di Rachel – espressione catatonica su comportamento schizofrenico, e dentro un cuore straziato – eccelle in bravura sul resto del cast e contribuisce a rendere il film godibile anche come esperienza di riscatto. Di nuovo sul treno, ma questa volta in un posto diverso, la donna può finalmente osservare la vita da una prospettiva differente, più chiara: quel suo sguardo ritrovato, nuovo, sulla realtà è la piccola luce al di là di una storia crudele.
La Ragazza del Treno [The Girl on the Train, USA 2016] REGIA Tate Taylor.
CAST Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson, Luke Evans, Justin Theroux.
SCENEGGIATURA Erin Cressida Wilson (tratta dal romanzo di Paula Hawkins). FOTOGRAFIA Charlotte Bruus Christensen. MUSICHE Danny Elfman.
Thriller, durata 112 minuti.