Un gatto che si finge leone
Per analizzare Gods of Egypt, bisogna approcciarvisi con poche aspettative, ma non con una completa sfiducia. Perché ci si trova dinnanzi a un lavoro incerto, nel senso che è bruttino, ma non così inguardabile.
Che la rete di un pescatore ha meno buchi di questa trama, ma qualche svolta interessante il film riesce a trovarla. Che la recitazione è generalmente mediocre, ma si intravede lo sforzo disperato di (quasi tutti) gli interpreti per dare un’impronta ai loro personaggi. Che gli effetti speciali sono scadenti, ma le battaglie risultano abbastanza coreografiche, con un paio di momenti visivamente godibili. Generalmente, si intravede quello che il film avrebbe potuto essere se solo non si fosse atteggiato a grande pellicola epica con una serietà francamente non necessaria. Costruire un’epopea grandiosa sul più classico degli input – eroe sbarbatello vuole salvare il mondo e la sua bella, intraprendendo un magico viaggio avventuroso – poteva funzionare, visto che la mitologia egizia dispone di un bacino di battaglie e intrighi non da poco. Praticamente, materiale pronto. Poteva anche funzionare la trovata degli dei tecnologicamente evoluti, se uno riesce ad ignorare gli evidenti, chiamiamoli gentilmente richiami, a film come John Carter, Stargate, Clash of Titans e perfino Iron Man e Percy Jackson. Il bello della mitologia, inoltre, è il trattare tematiche attuali tanto oggi quanto tremila anni fa: la guerra che precipita il mondo nel caos, il vincitore che si approfitta biecamente del suo potere, la rinascita dello sconfitto grazie a speranza e coraggio. Non sarebbe stato il film del secolo, ma poteva funzionare almeno come action movie. Invece, nell’ansia di essere tanto, il film si riduce a un niente. Il giovane Bek, tecnicamente il protagonista, ha dalla sua una fortuna così sfacciata da essere quasi la Mary Sue del film. Il dio Horus di Coster-Waldau e il Seth di Gerard Butler, in realtà abbastanza a suo agio ancora una volta nei panni di un re conquistatore, che si contendono il dominio in bene o in male sul mondo, risultano fiacchi. Per chiudere in bellezza, la produzione ha dovuto scusarsi a più riprese per la scelta di un cast in gran parte caucasico in un film ambientato in Egitto. Africa. Dove la pelle candida non va per la maggiore. Ma questa è un’altra storia, ben più grave e importante delle scaramucce di una coppia di Iron Man divini davanti a un pessimo green screen.
Gods of Egypt [id., USA 2016] REGIA Alex Proyas.
CAST Geoffrey Rush, Gerard Butler, Nikolaj Koster-Waldau, Elodie Yung, Chadwick Boseman.
SCENEGGIATURA Matt Sazama, Burk Sharpless. FOTOGRAFIA Peter Menzies Jr. MUSICHE Marco Beltrami.
Azione/Fantastico, durata 127 minuti.