adidas nmd city sock adidas nmd city sock adidas nmd city sock gum pack release date info adidas NMD R1 Trail adidas nmd city sock gum soles adidas nmd city sock gum pack adidas nmd city sock nmd city sock primeknit core blacklush blue adidas nmd city sock black gum where to buy adidas nmd city sock winter wool adidas nmd city sock primeknit s79150 core black adidas nmd city sock core black adidas nmd primeknit city sock black adidas nmd city sock core black lush blue release date adidas NMD R1 PK adidas nmd chukka receives og colorway NMD City Sock PK adidas nmd chukka 2 adidas NMD R1 Triple Black comparing og adidas nmd r1 nmd chukka

In questo numero

Conan the Barbarian

lunedì 22 Agosto, 2011 | di Lisa Cecconi
Conan the Barbarian
In sala
0
Voto autore:

Ambizioni barbariche
Ammettiamolo pure. L’idea di un Conan senza Schwarzenegger ha fatto storcere più di un naso, quasi evocando lo spettro di un (im)possibile Rambo senza Stallone.

Fatta salva la disparità numerica dei sequel  – ma Rambo “era” Stallone già dopo il primo – è innegabile che il cimmero cinematografico coincida, nell’immaginario collettivo, con l’icona dell’ex Mr. Olympia. Se aggiungiamo che il film capostipite portava la firma di Jhon Milius, autore di piglio anarcoide ed etica destrorsa ma bardo di eccezione per quanto riguarda storie di riscatti e affermazione personale, qualche perplessità di fronte al nuovo Conan the Barbarian è più che lecita.
D’altra parte, la soggezione verso i modelli è sconosciuta a Marcus Nispel, già convinto regista di remake ambiziosi (Non aprite quella porta, 2003; Venerdì 13, 2009). Né soffrono di scrupoli – e forse dovrebbero – Thomas D. Donnelly e Joshua  Oppenheimer, sceneggiatori dell’orrido Dylan Dog (Munroe, 2010), recidivi di disinvolta sciatteria. La sceneggiatura del Conan di Milius era scritta a quattro mani, niente meno che con Oliver Stone, e spaziava trasversalmente nell’opera di Robert E. Howard per narrare il percorso individuale dell’eroe verso un nobile destino. Milius costruiva attorno al protagonista un’atmosfera sospesa di leggenda, in quel connubio di forza e magia, dell’uomo e degli oggetti- ereditati, meritati, donati- che era poi l’essenza dell’universo descritto da Howard. Ne derivava un altrove senza tempo, pregno di suggestioni multiculturali, in cui un Conan, magari meno “barbaro” di quello letterario, perché più introverso e meditativo, imparava onore e vendetta, sostenuto dalla relazione fisica e mi(s)tica tra uomo e natura, tanto cara alla poetica del regista.
Che dire, dunque, del coraggioso epigono? Innanzitutto che il cambio di attore non è, purtroppo, il problema maggiore. Jason Momoa (Baywatch, Stargate Atlantis, Game of Thrones) cerca in Conan il trampolino che rese celebre lo stesso Schwarzenegger e il fisico erculeo non gli fa certo difetto. Il Conan di Nispel è inoltre più simile all’originale, feroce, belluino e poco propenso alla riflessione. Quel che gli manca è un minimo di profondità che scongiuri la piattezza del personaggio. Nonostante la mimica più generosa non c’è traccia, in lui, della malinconia sofferta del guerriero di Milius. L’appello alla libertà hit et nunc contro la civiltà dei “principi e dei preti” resta soltanto una frase isolata, persa nella cacofonia di un film rocambolesco e dal montaggio fortemente discontinuo. Le rapide scene di azione, elargite a profusione, non colmano le falle di un racconto stancamente convenzionale, tanto più che l’ostinato ricorso al 3D ne penalizza la definizione rendendole appena comprensibili. Alla trascuratezza riservata al protagonista si somma la scissione manichea delle figure femminili che tra la virgo indifesa (Rachel Nichols) e la megera perversa (Rose McGowan) fanno rimpiangere la presenza di una donna intensa e completa come la Valeria (Sandahl Bergman) del primo film o la Zula (Grace Jones) del sequel di R. Fleischer (Conan il distruttore, 1984). Se c’è un merito, in questo Conan, non è quindi nell’estetica da videoclip, in cui Nispel è maestro, né nella colonna sonora, imparagonabile alle musiche di Basil Poledouris. Piuttosto, è l’aver stimolato non poche riflessioni critiche come, ad esempio, quella sul ritorno in auge di un eroe muscolare dopo l’ondata degli eroi “flessibili”. Potremmo aggiungere il ricorrere dell’eroe battezzato nel sangue dei propri cari (da Batman a Wolverine, da Magneto a Conan, passando per la serialità televisiva di Dexter o di Camelot), dalle radici compromesse e con una madre(patria?) ferita o sanguinante, che ne scatena  la necessità di vendetta e di superamento. Nel riecheggiare della sfiducia istituzionale degli anni Ottanta, nell’indistinta nostalgia di una purezza originaria, contro la stanchezza di una civiltà depressa e agonizzante, si coglie allora l’opportunità di rinverdire l’eroe cimmerio. Ma l’intento non può sopperire alle mancanze della messa in scena. “Sono io, suo cronista, il solo che può raccontarvi la sua saga”, affermava l’io narrante del 1982. Forse non aveva tutti i torti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

adidas yeezy boost 350 turtle dove transcends sneakers adidas yeezy 350 boost turtle dove restock re release adidas yeezy 350 boost black release date yeezy 350 boost low yeezy boost 350 pirate black yeezy boost 350 low adidas yeezy boost 350 v2 black white yeezy boost 350 moonrock adidas yeezy 350 boost moonrock release date moonrock yeezy 350 boost legit real fake on foot look adidas yeezy boost 350 oxford tan adidas yeezy boost 350 v2 zebra another look adidas yeezy boost 350 oxford tan even more images yeezy 350 moonrock release date adidas yeezy 350 boost black adidas yeezy 350 boost low heres where you can cop the black adidas yeezy 350 boost low adidas yeezy 350 boost low adidas yeezy 350 boost 10 reasons why the adidas yeezy 350 boost will sell out instantly