Marce funebri
Qualcosa di sordidamente funereo attraversa la visione del film Box Office, quarta regia dello showman Ezio Greggio. Anzitutto da un punto di vista tecnico, con l’utilizzo del primo 3D nativo made in Italy (primato discutibile, visti i precedenti di Nozze vagabonde del 1936 e di Il più comico spettacolo del mondo del 1953).
Un approdo alla stereoscopia che arriva esattamente quando il baraccone delle tre dimensioni comincia a crollare, l’entusiasmo post-Avatar è già ricordo antichissimo e il pubblico inizia a capire come il gioco non valga – né mai sia valso – la candela. La cosa curiosa è che di questo “film dei film” l’unico artificio di cui non ci si può lamentare è proprio quello del 3D, tanto inutile quanto di buona fattura. Ma cosa farsene di occhialini e megaschermi panoramici, quando la storia è il nulla con il buco intorno? Nelle intenzioni si vorrebbe scherzare sugli errori di scrittura e sull’esagerazione degli effetti speciali del cinema Usa. Che nobile intento. Nei fatti, il pool di cinque autori chiamati a scrivere uno straccio di sceneggiatura – tra cui Fausto “Re Mida” Brizzi, lo stesso Greggio e il suo (in)fido aiutante Rudy Deluca – scarabocchiano 12 improponibili sketch di varia lunghezza, dalle più articolate (si fa per dire) prese in giro di Il codice Da Vinci e Harry Potter ai fulminei sberleffi di 007 e Grease. Il genere parodico e il senso dell’umorismo, davanti ai nostri occhi impotenti, esalano l’ultimo respiro. D’altronde il modus operandi del Greggio regista è noto: reinvestire la propria notorietà finanziandosi e dirigendosi, nel disperato tentativo di rifare Mel Brooks (che nel frattempo da decenni cerca di rifare se stesso). Ma se operine come Il silenzio dei prosciutti (1994, a suo modo un piccolo cult) e Svitati (1999) potevano sembrare ancora i tentativi curiosi di “fare cinema” di una scheggia sovversiva e provocatrice all’interno del sistema televisivo, a 17 anni di distanza di attenuanti non ce ne sono più. Box Office copia il peggio delle commedie yankee contemporanee e persevera in una comicità d’accatto catodica (in)degna delle peggiori gag del Bagaglino e delle battutine wannabe-Letterman che lo stesso Greggio propina in Striscia la Notizia ad ogni inizio puntata. Eppure c’è una morte peggiore, ed è in testa a questo carro funebre: la morte della credibilità cinematografica e dell’autorialità. Perché se la Mostra del Cinema di Venezia – ovvero la seconda kermesse più importante al mondo (dopo Cannes) – propone come lungometraggio d’apertura un film del genere, significa che non esistono più né indipendenza politica né dignità morale. E così rischia di perdere senso anche l’indiscutibile vittoria del Faust di Sokurov.
Box Office 3D – Il film dei film [Italia 2011] REGIA Ezio Greggio.
CAST Ezio Greggio, Antonello Fassari, Maurizio Mattioli, Gigi Proietti, Anna Falchi.
SCENEGGIATURA Ezio Greggio, Fausto Brizzi, Marco Martani, Rudy De Luca, Steve Haberman. FOTOGRAFIA Claudio Zamarion. MUSICHE Aldo De Scalzi, Pivio.
Comico, durata 98 minuti.