Vuoti paterni
L’ambizione e il potere possono essere desideri personali, tanto quanto le conseguenze di ciò che gli altri vogliono per te. I soldi invece un semplice mezzo per raggiungerli o danno collaterale dei propri desideri. Molly avrebbe potuto essere un’importante sciatrice, spinta da un padre che fin da piccola l’ha forzata a raggiungere il massimo, ma il caso a volte può essere cieco. Molly invece è diventata la più importante organizzatrice di bische clandestine di poker. Molly sapeva quello che voleva e il fato le ha dato in mano le carte per ottenerlo, ha cercato di giocare secondo le regole, ma alcune volte le regole devono essere infrante per rispondere a quelle opprimenti ambizioni.
Molly per raggiungere i propri obiettivi ha deciso di mettere tutto da parte, per sostenere i ritmi che si imposta è caduta nella tossicodipendenza, ma neanche questo le ha mai fatto perdere il controllo della situazione, neanche quando i federali piombano a casa sua sequestrandole tutti i risparmi lasciandole come unica prospettiva quella di dover fare dei nomi della mala che frequentava il suo circolo. Costretta a cercarsi un avvocato con la promessa di pagarlo con una parte dei proventi garantiti dall’editore della propria autobiografia, convince il rampante Charlie a prendere in cura il suo caso dopo diverse titubanze. Un incontro-scontro, fascinoso per entrambi, che li mette allo specchio delle condizioni che essi stessi hanno subito o perpetuano, tanto che Charlie, molto similmente al padre di Molly, è una presenza tanto ingombrante nella vita della propria figlia.
Molly’s Game è una pellicola diretta e scritta da Aaron Sorkin, nel quale una buona dose di verve narrativa viene a crearsi sul continuo intreccio tra passato, l’ascesa della protagonista, e il problematico presente, una voice over, sì invadente, ma incalzante e accompagnata ritmicamente da una regia che non dimentica mai una certa raffinatezza. La pellicola apertamente parla del peso delle aspettative, e la pressione da sopportare per chi desidera raggiungere il massimo, o meglio di quella pressione provocata da chi vuole da te il massimo. Ma più sotterraneamente procede con un discorso sull’oppressione frutto di un sistema selettivo che pretende l’uso di ogni risorsa per non soccombere nella mediocrità tanto temuta dalle figure paterne, capaci di scavare tanto in profondità da creare un vuoto affettivo deficitario.
Molly’s Game in fondo è la storia di una donna forte, ma non per la tenacia con il quale tiene per le palle uomini potenti, o i milioni che che sposta da un tavolo a un altro, piuttosto è la capacità di perseguire con tanta tenacia il proprio piano senza però mostrare mai la necessità di ostentare, o addirittura dare un senso, a quelli che dovrebbero essere i suoi obiettivi.
Molly’s Game [id., USA 2017] REGIA Aaron Sorkin.
CAST Jessica Chastain, Idris Elba, Michael Cera, Kevin Costner.
SCENEGGIATURA Aaron Sorkin, Molly Bloom. FOTOGRAFIA Charlotte Bruus Christensen. MUSICHE Daniel Penberton.
Drammatico, durata 140 minuti.