Zone d’intersezione
Un pranzo. Davanti ad esso, Pi – abbreviativo di Piscine – inizia al proprio racconto uno scrittore. Già in Mangiare bere uomo donna Ang Lee aveva usato il cibo come metafora di scambio culturale e generazionale, tra passato e presente: Vita di Pi diviene racconto di mescolanza continua non solo tra piani temporali (sottolineato le continue dissolvenze incrociate dove il 3D sagoma i soggetti per creare immagini nelle quali convivono i vari piani), ma anche rappresentazione di più intersezioni esistenziali.
Se Levi-Strauss affermava di come il cucinare fosse l’atto culturale per eccellenza dell’uomo, azione che per primo lo ha differenziato dall’animale, è impossibile non collegare questo fatto alla “regressione” che vediamo compiersi durante la pellicola da Pi: è nel suo nutrirsi di cibo crudo, proprio come il compagno d’avventura, la tigre Richard Parker, che rappresenta il primo passo di un avvicinarsi tra i due durante la convivenza. La scialuppa in cui si trovano i due unici sopravvissuti dal naufragio rappresenta il territorio perfetto d’intersezione tra due esistenze diverse, difficili da conciliarsi proprio com’è difficile per la tigre camminare sul telo che copre la barca. Quella cui assistiamo non è una regressione del giovane protagonista, ma un territorio di confronto e intersezione culturale che richiede un interscambio tra gli attori: se Pi mangerà carne cruda, Richard Parker viene scambiato con il nome del proprio precedente padrone umano ricevendo, ai nostri occhi, la ridicolaggine che il nome di Piscine aveva avuto all’inizio. Ma se la scialuppa è territorio di scontro tra natura e uomo, il mare, che ha inghiottito la famiglia di Pi e tutti gli altri animali, è luogo di sintesi tra le profondità e l’immensità del cielo che avvolge la nostra visione (e qui gli effetti digitali vengono in aiuto), mentre luogo d’incontro simbolico con Dio (tanto richiamato a parole) e prova della sua esistenza è la comparsa di un’isola paradisiaca e infernale allo stesso tempo. Ciò che rimane è il mistero della Sua vera essenza, mai veramente comprovata se non attraverso le parole cariche di fede di Pi, nonché la rappresentazione della natura, capace da apparirci facile da comprendere ma mai da interpretare, oscura come la selva della giungla. Vita di Pi è il viaggio di riaffermazione dell’oscurità insita nell’uomo, che rimane il nostro vero nucleo d’inconoscibilità perché territorio d’intersezione non solo di pulsioni e sentimenti ma anche di credi: Pi come ideale zona di coesistenza culturale.
Vita di Pi [Life of Pi, Cina/USA 2012] REGIA Ang Lee.
CAST Suraj Sharma, Irrfan Khan, Tabu, Gérard Depardieu, Rafe Spall.
SCENEGGIATURA David Magee. FOTOGRAFIA Claudio Miranda. MUSICHE Mychael Danna.
Avventura, durata 127 minuti.