Espedienti a gonne corte. Di nuovo
Ascanio Gaetano Cavallini, principe ridotto in miseria e costretto ad affittare il suo palazzo a troup televisive per andare avanti. Rosaria Miccichè, manager che rifiuta le sue origini siciliane ed è convinta di avere un forte accento milanese.
Alberto Dominici, imprenditore che si dedica all’evasione fiscale tra grandi ville, yatch e auto costose. Leonardo Lo Bianco, senatore disposto a tutto pur di avere la maggioranza di voti a suo favore al Senato. Romeo Telleschi, milanese trasferitosi in puglia con un lavoro ben poco appagante e una moglie e dei figli che lo considerano “u tremone”. Luigi Pinardi, notaio napoletano che si destreggia tra una moglie isterica, ed una “figliola” russa i cui vestiti lasciano poco spazio all’immaginazione. Cecco, sfegatato e superstizioso tifoso della fiorentina, che per far sì che la sua squadra del cuore vinca è disposto a sacrificare persino la fidanzata.
Tutti con la preoccupazione di arrivare a fine giornata.
Sarebbe bello poter dire che finalmente c’è una svolta, che gli argomenti sono cambiati, che il modo di presentarli è cambiato. Ma non è così.
I visi di sempre, le battute di sempre, gli argomenti di sempre.
Enrico e Carlo Vanzina confezionano ancora una volta un film che, passata l’ora e mezza di proiezione, non lascia alcun segno del suo passaggio. Battute ormai logore e interpretazioni sempre uguali a se stesse che non danno modo agli attori di dimostrare le loro capacità. Un vano tentativo di trattare temi di attualità con una vena critica che però sembra più un’approvazione ai numerosi espedienti e alle vite a “scrocco” dei personaggi.
Insomma, un film che ha ben poco da dire e su cui c’è altrettanto poco da dire. Un finale che non conclude realmente le vicende e una scappatoia molto poco convincente per concludere in modo corale le varie vicende.
Personaggi che non seguono un percorso di trasformazione, poco credibili e non coerenti con se stessi (per esempio la fidanzata di Cecco – dopo aver ripetuto lungo tutto il film di non sopportare più la superstizione del fidanzato – per far vincere la fiorentina è disposta ad andare di nuovo a letto con l’architetto…).
Insomma, ci troviamo di fronte all’ennesimo film che i fratelli Vanzina ci presentano con l’illusione di aprire un dibattito sull’Italia attuale e uno spaccato di sana comicità nostrana, ma si precipita invece nell’ovvietà degli equivoci passionali dove (non si sa per quale ingegnoso meccanismo comico) in mezzo si trova sempre una giovane straniera in minigonna.