Il senso di Irene per la vita
Kit di pronto intervento provvisto di: guanti bianchi raccogli-polvere, strumento misura-temperatura per vini, zuppe e simili, questionario di valutazione iperdettagliato. E poi: acume nell’osservazione, instancabilità nel modus operandi, fermezza nel giudizio emesso. Irene arriva, controlla ed emette sentenza. Poi riparte, professionista nell’ombra con una vita all’insegna di un incessante nomadismo.
Quarant’anni, single e senza figli, Irene (Margherita Buy) è la “mistery guest” di alberghi a cinque stelle sparsi per il mondo: vita up in the air, bagaglio a mano sempre pronto e villeggiature extra lusso più simili a missioni ispettive che a vacanze vere e proprie. Tra un albergo e l’altro, scampoli di vita “vera”: il tempo trascorso con le nipotine, le cene a casa della sorella Silvia – moglie e madre (all’apparenza) esemplare, ossessionata dall’idea di vedere Irene “sistemata” con qualcuno – il rapporto sincero con Andrea (Stefano Accorsi), ex fidanzato promosso a rango di amico fedele. E un appartamento semivuoto – un rifugio – nel quale ritrovarsi in un’intimità volutamente declinata al singolare. Perché, con buona pace di parenti preoccupati e pregiudizi insensati, all’ispettrice in gonnella va bene così: la solitudine non la sconvolge, è una dimensione dell’esistenza cucita sul desiderio di libertà, un’alternativa possibile nel paniere di scelte sulle quali l’individuo costruisce il proprio percorso. E’, soprattutto, una prospettiva diversa dalla quale il cinema sceglie (finalmente!) di rappresentare la figura della donna moderna, svincolandola dagli stereotipi, illuminandola di una rinnovata dignità. Senza categorizzare la validità delle intenzioni. Senza pretese di esaustività su ciò che può essere ritenuto giusto o sbagliato. Il merito va alla sensibilità elegante, intelligente, della regista Maria Sole Tognazzi, capace di fare spazio nella storia alle esigenze dei personaggi, nel pieno rispetto di un equilibrio narrativo che sostanzia la visione d’insieme con le singolarità dei molteplici punti di vista. Arriverà per Irene il tempo dei dubbi, delle domande, al quale seguirà, inevitabile, quello delle scelte. Qui il film segna un altro punto a suo favore: l’evoluzione si farà presa di coscienza più consapevole, non negazione di ciò che si è stati – un po’ per scelta e un po’ per caso – fino a quel momento. Si (sor)ride tanto in Viaggio sola. E, come per le alternanze amorose de L’uomo che ama, si riflette. Ma nella giusta misura e alla giusta distanza, dimentichi di languori e tristezze “imposte”, stati d’animo oscuranti la bellezza della diversità. Un’opera lieve ma densa, un viaggio tra le sfumature dei rapporti, oltre le definizioni, dentro l’essenza della felicità.
Viaggio sola [Italia 2013] REGIA Maria Sole Tognazzi.
CAST Margherita Buy, Stefano Accorsi, Fabrizia Sacchi, GianMarco Tognazzi.
SCENEGGIATURA Maria Sole Tognazzi, Ivan Cotroneo, Francesca Marciano. FOTOGRAFIA Arnaldo Catinari. MUSICHE Gabriele Roberto.
Commedia drammatica, durata 85 minuti.