Il potere: le origini
Giulio, diciassettenne timido con un futuro da manager di azienda, viene spedito dalla madre in un prestigioso collegio sulle Alpi. Lì, dove si forma la classe dirigente del domani, fa amicizia con Edoardo, ragazzo irrequieto e allergico all’autorità del tutor Mathias. Ma dietro l’estremo rigore imposto dalla scuola, i due compiono scoperte inquietanti: un bordello nascosto nel bosco e un intero piano del collegio abbandonato.
C’è una via europea del cinema italiano che si snoda dietro il dramma camorrista à la Gomorra, la docu-fiction premiatissima ai festival e i tentativi di creare una Hollywood sul Tevere 2. E che la si veda nel fantastico di Garrone, nel noir di Grassadonia e Piazza o nel riuscito I figli della notte di Andrea De Sica (figlio di Manuel, non di Christian) è comunque una boccata d’ossigeno per una cinematografia che, lentamente, sta superando un’idea regionalista di produzione e la deriva televisiva del medium. Tutte cose che appaiono chiare fin dai primi frame dell’esordio del regista romano: un ragazzo che parla di notte con una presenza fuori campo, la madre, di cui sentiamo solo la voce; la simmetria inquietante dell’edificio rotta solo dalle luci delle stanze; il ragazzo, ridotto a formica, abbandonato davanti all’ingresso. A De Sica non interessano le periferie, la “poetica della nuca”, l’inseguimento del reale, ma il male che si annida nei ceti privilegiati. Al contrario di Ivano De Matteo che in I nostri ragazzi aveva messo al centro il dramma dei genitori, puntando il dito contro le loro incapacità educative, qui si cercano le origini del male focalizzandosi sui giovani come incubatori di vizi. Il collegio è un laboratorio scientifico dove poter spiare gli studenti, le lezioni sono solo una scusa, inutili passatempi (Edoardo sa rispondere alle domande anche senza averle sentite) e anche i luoghi nascosti sono lì, apposta, per essere scoperti trasgredendo le leggi. Perché a quello dovranno prepararsi i giovani rampolli: a essere spietati, violenti, impassibili di fronte al dolore e alla morte. Il meccanismo costruito da De Sica assieme a Mariano Di Nardo è un sentiero che diventa mano a mano più oscuro fino a configurarsi come un thriller di formazione, originalissimo nello stile (viene da pensare a Lasciami entrare di Tomas Alfredson) e nelle ambientazioni. Sono pochi, infatti, i registi italiani capaci di girare una scena dentro una discoteca/bordello mantenendo la sospensione dell’incredulità e si contano sulle dita di una mano quelli che riescono a dirigere bene i giovani attori.
I figli della notte [Italia 2016] REGIA Andrea De Sica.
CAST Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Yuliia Sobol, Luigi Bignone.
SCENEGGIATURA Andrea De Sica, Mariano Di Nardo. FOTOGRAFIA Stefano Falivene. MUSICHE Andrea De Sica.
Drammatico/Thriller, durata 85 minuti.