E alla fine arriva il mostro
Perché realizzare oggi un nuovo film su Godzilla? Lo spettatore al momento di entrare in sala sa già cosa lo attenderà: la sua attenzione ovviamente sarà tutta rivolta verso quella gigantesca creatura che prima o poi farà capolino fuori dall’oceano, sa già che assisterà alla distruzione d’intere città sotto gli occhi di persone impotenti.
Le pellicole su Godzilla mostrano una costante in cui il centro dello spettacolo non è mai veramente la vicenda, ma al contrario quella che la muove: il mostro. Allora la domanda più appropriata in questo caso non è perché, ma “come”: come realizzare oggi un nuovo film su Godzilla? L’opera di Gareth Edwards mostra di porsi questo quesito, sa qual è lo spettacolo e affinché questo non sia una delusione deve essere preparato, e in particolare atteso. Due sono le vie che la pellicola persegue (dimostrando anche l’incapacità di scegliere per quale propendere): una è quella di creare un senso d’impotenza e magniloquenza nei confronti delle dimensioni dei mostri, stupore creato dalla sproporzione della creatura anche nei confronti della nostra stessa immaginazione; ciò di fatto è ponte per la seconda strada, quella di un’oscura e misteriosa meraviglia. La prima via trova degli echi nel Godzilla di Roland Emmerich, ma mentre in quel caso tutto si concentrava sulle capacità sbalorditive della CGI, assuefacendo velocemente lo spettatore allo stupore, la versione di Edwards diluisce il più possibile la presenza della creatura per giungere alla conclusione avendo vagamente preso coscienza delle dimensioni del mostro. In questo allora la meraviglia prende forma, ma è una meraviglia opposta a quella iniziale presente in Jurassic Park (non una pellicola a caso, richiamata fin dall’arrivo in elicottero o dall’attento sound design di cavi elettrici infranti). Quella che per Spielberg inizialmente era una pura meraviglia irreale, in Godzilla è sempre condizionata dalla sua natura misterica: la reale natura delle creature rimane a lungo nell’ignoto – come le loro sembianze del resto – ma contemporaneamente sappiamo già sarà terribile. Nonostante non raggiunga mai le vette tensive di Jurassic Park, la pellicola di Edwards si fa ricordare per la volontà di mettere in scena l’irrappresentabile, un campionario di disastri fisici (tsunami, terremoti, esplosioni nucleari, oltre che ovviamente le creature) rappresentati frontalmente con l’intenzione di travolgerci. Questa volontà di mostrare la fine della vita rimane per lo più scenica, ovvio, ma riesce a staccare l’attenzione da quella sorpresa che mai riesce a coinvolgere, perché alla fine ovviamente arriva sempre Godzilla.
Godzilla [id., USA/Giappone 2014] REGIA Gareth Edwards.
CAST Aaron Taylor-Johnson, Bryan Cranston, Ken Watanabe, Elizabeth Olsen.
SCENEGGIATURA Max Borenstein. FOTOGRAFIA Seamus McGarvey. MUSICHE Alexandre Desplat.
Fantascienza/Avventura/Azione, durata 123 minuti.