Il contrappasso
Un biopic dovrebbe, e sottolineo dovrebbe, raccontare la verità attraverso delle testimonianze o attraverso documenti certificati sulla persona a cui è dedicato. Il quinto potere parla di WikiLeaks, sito internet di “notizie” nato nel 2007, e nello specifico cerca di affrontare la figura carismatica del suo creatore Julian Assange.
La maggior parte della critica si è trovata ad affrontare la difficoltà di capire di cosa parlasse il film, o meglio, con quale tipo di registro volesse affrontare la vicenda WikiLeaks. Si parla di confusione, con momenti fuori luogo emuli della saga di Jason Bourne e si critica alla pellicola del mediocre Bill Condon l’ingenua spettacolarizzazione dell’avventura. Io vorrei fermarmi su un punto basilare: la vicenda dovrebbe rivelarci la nascita del sito internet più “libero” e documentato del pianeta, sono note le pubblicazioni di interi documenti segreti per esempio dell’esercito statunitense, e del suo fondatore, ma come lo fa? Il film non si basa su un’autobiografia ma su due libri, WikiLeaks di Leigh e Harding e Inside WikiLeaks di Domscheit-Berg, che in qualche modo, essendo stati scritti il primo da chi ha sempre criticato Assange e il secondo da un suo ex-collaboratore, non parlano della reale vicenda ma ne falsano i vari passaggi con un pensiero che dire di parte è poco. Wikileaks come organizzazione paladina della verità fondamentale per un popolo libero, raccontata con menzogne e calunnie fuoriuscite da pensieri poco obiettivi. Un contrappasso per Assange e la sua creatura. Forse non era l’intento di Condon quello di presentare la verità, ma, ancora peggio, dopo aver visto Il quinto potere non si è capito bene chi è Assange e come è nato WikiLeaks. Quindi in questo mi associo alla critica: realizzato con queste ipocrite partenze e con il registro da spionaggio, Il quinto potere è un film inutile. Se non fosse che WikiLeaks esiste veramente potrebbe benissimo essere una messa in scena di un thriller ad alto tasso adrenalinico su una sceneggiatura studiata a tavolino, e il finale con l’intervista all’Assange del pur ottimo Benedict Cumberbatch dimostra ancora di più la falsità dell’operazione. Tralasciando gli stereotipi di genere, con Assange ridotto ad un povere delirante leader con annessi traumi infantili e la classica coppia che scoppia per l’impegno di lui a discapito dell’armonia della relazione, c’è da registrare anche l’anonima regia di Condon. Il suo sguardo è ben diretto verso la demolizione del “fenomeno” WikiLeaks, ma lo fa rubando da altri film soprattutto nei momenti di azione e questo sottolinea ancora di più la mancanza di originalità e obbiettività. Il bene trionfa, Assange è in “esilio” tuttora all’ambasciata ecuadoriana a Londra, e anche i “vecchi cattivi” si riscattano (si guardi il personaggio dell’ex-socio Domscheit/Bruhl). Sembra quasi un film su commissione, affidato da chi vorrebbe far tacere Assange… mah, chissà.
Il quinto potere [The Fifth Estate, USA 2013] REGIA Bill Condon.
CAST Benedict Cumberbatch, Daniel Bruhl, Anthony Mackie, David Thewlis, Alicia Vikander, Stanley Tucci, Laura Linney.
SCENEGGIATURA Josh Singer. FOTOGRAFIA Tobias A. Schliessler. MUSICHE Carter Burwell.
Drammatico, thriller durata 129 minuti.