L’arte di vivere
In una distribuzione che per logiche di mercato punta già da diversi mesi a una ridistribuzione in sala di cult (Ritorno al futuro, Eccezzziunale… veramente, Akira ecc.) per anniversari in odor di sfruttamento dello zoccolo duro dei rispettivi adoratori, la scelta di Vogliamo vivere! sorprende, ma fino a un certo punto.
In un periodo estivo di per sé scarno di uscite interessanti sul circuito nazionale, nonostante nei prossimi mesi per la prima volta siano attese interessanti prime visioni, l’opera di Lubitsch pare svolgere una funzione di richiamo per il pubblico cinefilo, nel tentativo di supplire a un naturale calo di presenze in sala dovuto alla bella stagione, come già Cleopatra, ritornato in sala appena due giorni prima. Operazioni commerciali a parte, il film del regista tedesco dimostra ancora una forza e un’attualità sorprendenti, che lo rendono giustamente non solo pietra miliare della filmografia dell’autore, ma anche del cinema mondiale. Concepito a ridosso dell’entrata in guerra degli Alleati contro l’esercito nazi-fascista, la pellicola si distacca nettamente dalle spy-stories avventurose legate alla Resistenza europea, realizzate da registi profughi in America (Confessione di una spia nazista di Litvak, Il prigioniero di Amsterdam di Hitchcock, Duello mortale e Anche i boia muoiono di Lang, Questa terra è mia di Renoir) e infarcite di una retorica patriottica spesso ridondante, accostandosi piuttosto alla rappresentazione eroic(omic)a della tragedia in corso de Il grande dittatore. Ma se Chaplin metteva in scena, pur con la genialità che gli era propria, l’impianto della commedia degli equivoci, per Lubitsch è la commedia dell’arte a fare da contraltare alla cruda e violenta realtà coeva. Con un abile gioco di maschere e travestimenti, l’affiatata compagnia teatrale polacca protagonista riuscirà a salvare il fronte clandestino da una sconfitta certa e Lubitsch a contribuire ideologicamente alla causa partigiana. To Be or Not to Be, titolo originale della pellicola, è sì l’attacco del famoso monologo shakespeariano, ma anche il segnale amoroso da cui la vicenda prende il via e allo stesso tempo riflessione sul rapporto realtà/finzione alla base dell’atto teatrale e cinematografico, e uno sprono a schierarsi, a prendere parte: (con chi) stare o non stare? Vivere o non vivere? La Storia ha reso noto il responso.
Vogliamo vivere! [To Be or Not to Be, USA 1942] REGIA Ernst Lubitsch.
CAST Carole Lombard, Jack Benny, Robert Stack, Felix Bressart.
SCENEGGIATURA Melchior Lengyel, Edwin Justus Mayer, Ernst Lubitsch (non accreditato). FOTOGRAFIA Rudolph Maté. MUSICHE Werner Richard Heymann.
Commedia, durata 99 minuti.