Per favore, non guardate questo film!
Delphine Dayrieux è reduce dalla sua ultima fatica letteraria, grande successo di pubblico, incentrata sulla sua storia familiare. In un incontro con i lettori è avvicinata da un’ammiratrice, la misteriosa Elle, con la quale inizia un rapporto d’amicizia sempre più stretto, che degenera fino a diventare inquietantemente simbiotico.
La “relazione pericolosa” vorrebbe catturare lo spettatore in un crescendo parossistico di morbosa ambiguità, nella speranza (vana) di sconvolgerlo, sul finale, con un coup de théâtre vecchio quanto il cinema. Nulla di tutto questo accade. Spiazza leggere, all’arrivo di titoli di coda mai tanto agognati, il nome di Roman Polanski a chiosa di un film così mal riuscito in ogni sua parte. Che dire della fragilità narrativa disarmante, incapace di conferire un minimo di tensione drammatica e di verosimiglianza alla vicenda, e dei dialoghi artefatti pronunciati da personaggi monodimensionali? Che dire di una regia inaspettatamente anonima e di una confezione patinata che sconfina – nel susseguirsi di product placement – nel cattivo gusto (dalle inquadrature pretestuose del modello Citroën, alle attrici che tengono in mano cellulari, birre e caffè – Illy, per la cronaca – in modo che sia ben visibile il marchio)? Delittuoso non sfruttare a dovere le capacità attoriali delle due protagoniste, Emmanuelle Seigner e Eva Green – la prima svogliata (negligenza ai doveri coniugali?), la seconda prigioniera del suo viso – chiamate a dare corpo a triti dialoghi sulla “dolorosa” arte della scrittura, sulla necessità di raccontare se stessi in un romanzo, sulle implicazioni tra finzione letteraria e vita vissuta. Quello che non so di lei fallisce come thriller per la sua prevedibilità, ma soprattutto per l’incapacità di creare una tensione, anche solo erotica, tra i due personaggi principali: prima responsabile la fallace sceneggiatura, firmata dal regista con Olivier Assayas e basata sul romanzo Da una storia vera di Delphine de Vigan. Il rapporto tra Delphine ed Elle è un confronto-scontro che rimane inespresso, un duello scialbo che nulla ha a che vedere con la precedente opera di Polanski (sempre interpretata dalla Seigner, ma con un partner maschile), Venere in pelliccia, dove la dinamica d’innesco “a due” era simile. Invece di un raffinato thriller dell’anima imprevedibile nel sviluppare l’ambiguo rapporto tra due donne, ci si trova di fronte alla brutta copia di Secret Window. Quello che non so di lei rappresenta il punto più basso della carriera di Roman Polanski, speriamo solo di dimenticarcene presto.
Quello che non so di lei [D’après une histoire vraie, Francia/Belgio/Polonia 2017] REGIA Roman Polanski.
CAST Emmanuelle Seigner, Eva Green, Vincent Pérez, Dominique Pinon.
SCENEGGIATURA Olivier Assayas, Roman Polanski (tratta dal romanzo Da una storia vera di Delphine de Vigan). FOTOGRAFIA Pawel Edelman. MUSICHE Alexandre Desplat.
Thriller/Drammatico, durata 110 minuti.