Le Pen is on the table
Cade a pennello l’uscita di A casa nostra di Lucas Belvaux, data la coincidenza con le elezioni presidenziali francesi e con il ruolo, comunque vada, di primo piano di Marine Le Pen e del suo Fronte Nazionale.
Il film del regista belga vuole essere infatti allo stesso tempo una presa di posizione politica netta nei confronti del partito nazionalista d’Oltralpe e una riflessione più stratificata sui motivi del successo di questo e di altri populisimi. Contrasto, quello tra presa di posizione politica netta e più ponderata analisi sociologica, che si riflette sulla protagonista Pauline (un’intensa e asciutta Emilie Dequenne), infermiera in una cittadina della provincia più profonda e simbolica nel nord della Francia; è una grande lavoratrice ed è una brava persona, non è razzista né fedele a ideologie estremiste, è un po’ frustrata nel privato ed è a contatto continuamente con la “pancia” dei concittadini. Per questo motivo viene convinta a candidarsi sindaco in rappresentanza del partito una volta dichiaratamente d’estrema destra e che ora si presenta come “né di destra né di sinistra” (ricordiamolo, a grandi linee la svolta che il Fronte Nazionale ha avuto col passaggio da Le Pen padre a Le Pen figlia), dalle cui sirene è sempre più attratta. È A casa nostra il film giusto al momento giusto? In parte; innegabilmente è utile nel lanciare spunti con cui poter capire il fascino perverso dei populismi, il loro attrarre fasce differenti, per cultura, moralità e classe, della popolazione nutrendosi contemporaneamente delle pulsioni peggiori e di paure e rabbie più comprensibili. È però soprattutto un film irrisolto e, in fin dei conti, molto meno efficace di quanto avrebbe voluto e potuto essere. Belvaux infatti non riesce a miscelare l’accusa politica e l’analisi sociologica, non andando davvero fino in fondo in nessuno dei due aspetti. È declamatorio come un comizio elettorale e perciò non realmente duro quando racconta le pulsioni e i personaggi più oscuri, ed è ingenua, prevedibile e talvolta banale la parte “melodrammatica” con cui vorrebbe tratteggiare i tormenti e le contraddizioni della protagonista. È un film che manca di forza nel tratteggiare gli aspetti peggiori e d’ambiguità nell’affrontare quelli più problematici; non l’ambiguità nel sostenere in qualche modo il Fronte Nazionale, quanto quella necessaria per dare un affresco davvero profondo delle cause che portano al suo successo. È un film che non va in profondità, se non in sequenze e personaggi isolati, e rimane sulla superficie più declamatoria e ovvia. Così, con il senno di poi, i momenti più potenti ed inquietanti sono le panoramiche sulla cittadina con cui il film si apre e si chiude; gli unici momenti in cui si intuisce, rabbrividendo, che la questione interessa tutti.
A casa nostra [Chez nous, Francia/Belgio 2017] REGIA Lucas Belvaux.
CAST Emilie Dequenne, Guillaume Gouix, André Dussolier, Patrick Descamps, Catherine Jacob.
SCENEGGIATURA Lucas Belvaux. FOTOGRAFIA Pierric Gantelmi d’Ille. MUSICHE Frédéric Vercheval.
Drammatico, durata 117 minuti.